Conservare la biodiversità: linee guida redatte con il contributo della Cattolica

02 Febbraio 2023 12:19

Corsa contro il tempo per la conservazione della biodiversità degli animali d’allevamento a rischio di estinzione nel mondo, con gravi ricadute ambientali e sociali a livello globale: l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza, ha dato un contributo fondamentale a questa operazione di analisi del DNA in corso di svolgimento in tutto il mondo lavorando, insieme ad altri esperti internazionali, a elaborare i contenuti delle Guideline FAO sul tema nell’ambito del “Global Plan of Action for Animal Genetic Resources” dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

Nell’ambito del “Global Plan of Action for Animal Genetic Resources” della FAO, l’obiettivo di queste linee guida è di stabilire come usare l’informazione contenuta nel DNA degli animali allevati per caratterizzare la biodiversità e ottimizzare i programmi di conservazione e miglioramento genetico delle specie in allevamento, ma anche per identificare geni di interesse da usare per aumentare la resilienza delle specie zootecniche ai cambiamenti climatici. A coordinare una parte del lavoro sono stati il professor Paolo Ajmone Marsan e Licia Colli della facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’ateneo piacentino.

“Grazie alla esponenziale riduzione dei costi e dei tempi di sequenziamento genomico – sottolinea il professor Ajmone – sarà possibile effettuare una caratterizzazione dettagliata del DNA di tutte le razze zootecniche esistenti, attraverso il sequenziamento completo del loro genoma. In questo momento diverse migliaia di individui di più di 100 razze sono stati sequenziati, ma le razze sono più di 8000. Quanto ai tempi di questo mastodontico “censimento genetico”, attualmente si pensa a dieci anni, ma la genomica è sempre andata più veloce di quanto pianificato, grazie a salti tecnologici continui, quindi i tempi si potrebbero accorciare”.

I contenuti delle guideline FAO indicano come usare l’informazione contenuta nel DNA delle razze per caratterizzare la biodiversità e ottimizzare i programmi di conservazione e miglioramento genetico delle specie in allevamento, ma anche per l’identificazione di geni di interesse da sfruttare per creare animali più resilienti, efficienti e produttivi, nell’ottica di “produrre di più con meno”.

La guida sarà utile per tutti i ricercatori che si avvicinano allo studio del DNA, soprattutto nei paesi in via di sviluppo e si spera potrà contribuire all’utilizzo corretto di questi strumenti, conclude il professor Ajmone.

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