Tumore del colon, parte lo screening. “Più della metà dei piacentini non aderisce”

20 Luglio 2023 12:31

“Il tumore del colon retto è il secondo tumore più diagnosticato nella popolazione italiana e purtroppo anche il secondo tumore per mortalità”. Parte da questo presupposto il direttore generale dell’Ausl di Piacenza Paola Bardasi per annunciare il via allo Screening per la diagnosi precoce dei tumori del colon retto. “Contro questa neoplasia – sottolinea Bardasi – abbiamo un’arma efficace, in grado addirittura di individuare lesioni in fase ancora precancerosa e di asportarle subito. I dati sono chiarissimi: per chi partecipa allo screening proposto in Emilia-Romagna la mortalità diminuisce del 62% negli uomini e del 54% nelle donne. Non bisogna quindi aspettare di avere sintomi, perché lo screening salva la vita. Al momento, a Piacenza, solo una persona su due nella fascia d’età dello screening risponde al nostro invito. Possiamo e dobbiamo sicuramente migliorare questo aspetto”.

“Per rendere più facile l’adesione, abbiamo lavorato con Federfarma per aumentare i punti di raccolta sul territorio in cui riconsegnare i campioni. È chiaro che, in questo senso, la collaborazione con le farmacie è strategica”. Oltre a ritirare il kit, come già avviene oggi, dal 21 luglio sarà possibile riconsegnare il campione di feci in 78 farmacie sul territorio”. “La nuova modalità – aggiunge Marco Maserati, direttore dipartimento di Sanità pubblica – ci consente di essere più capillari, raggiungendo di fatto praticamente quasi tutti i comuni della provincia, ma anche di ampliare le opportunità di consegna a tutto l’orario di apertura delle farmacie, sei giorni su sette e addirittura sette giorni su sette nelle farmacie aperte sul turno festivo. È un servizio che riteniamo molto utile per il cittadino, considerando che il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci si rivolge a donne e uomini residenti e domiciliati assistiti dai 50 ai 69 anni, quindi per la stragrande maggioranza a persone in età lavorativa. Rendendo più facile la riconsegna dei campioni, com’è già agevole il ritiro del kit, ci aspettiamo di aumentare sensibilmente nei prossimi mesi il tasso di adesione allo screening”. La modalità è già stata sperimentata con successo a Bologna.

“Questo accordo – evidenzia Stefano Fugazzi, direttore Servizi per l’accesso e relazioni con l’utenza – è un ulteriore tassello per potenziare la Farmacia dei servizi. Già dal 2019, nella convenzione locale che prende forma dall’Accordo regionale, le farmacie sono riconosciute a tutti gli effetti come nodi rilevanti del Servizio sanitario regionale nell’erogazione di prestazioni e di servizi utili a migliorare il benessere dei cittadini”. “L’esperienza del Covid – evidenzia Roberto Laneri, presidente Federfarma Piacenza – ha dimostrato il valore della vicinanza e del confronto col farmacista: un punto di riferimento per i piacentini che, in ogni quartiere, trovano in noi un primo front office della salute. Superata l’emergenza è oggi quanto mai importante recuperare le buone prassi di prevenzione, e proprio nel farmacista i cittadini troveranno quel professionista di prossimità che saprà guidarli e consigliarli. Per questo abbiamo accolto l’iniziativa dell’Azienda a implementazione del servizio di screening. Come sempre siamo lieti di porci al servizio dei concittadini e della loro salute”.

“Il farmacista ha un ruolo di fiducia per gli utenti – sottolinea Fabio Faccini, responsabile Epidemiologia e centro screening Ausl – per questo riteniamo possa essere una tassello fondamentale nell’ampliamento della percentuale di utenti che rispondono alla chiamata dello screening. Nella prima fase dell’applicazione del nuovo accordo e per un periodo di almeno tre mesi, il servizio offerto dalle farmacie sarà integrato da quello attualmente esistente, che prevede la consegna dei campioni in dodici punti, tra ospedali e Case della salute e della comunità, in appositi contenitori e in fasce orarie prestabilite. Per qualche mese, quindi, resteranno ancora attivi i punti aziendali, poi verrano chiusi in favore di questa modalità che logisticamente e come fascia oraria è molto più agevole per gli utenti”. “Partecipare allo screening – aggiunge Giovanni Aragona, direttore di Gastroenterologia – protegge dal tumore del colon retto perché permette di trovare e asportare anche lesioni pretumorali, prima che diventino neoplasie, e tumori in fase iniziale. Se la malattia è individuata in fase precoce, è possibile ottenere una guarigione completa. Per questo lo screening è importante, per riconoscere lesioni pretumorali e intervenire in tempo con trattamenti efficaci”.

Per quanto riguarda l’adesione allo screening, Piacenza fatica ad avvicinarsi allo standard del 50% attestandosi al 48%, a voler significare che a fronte di 43-44000 inviti all’anno, più della metà della popolazione bersaglio non aderisce. Dal 2005 a oggi sono stati effettuati più di 321.000 test per la ricerca del sangue occulto nelle feci; ne sono risultati positivi più di 15.000 (4,7%). Grazie allo screening, sono state quindi individuate lesioni precancerose in quasi 5000 persone che hanno aderito al percorso. Questo significa che mediamente sono state asportate lesioni (per lo più polipi) in circa 15 persone su 1.000 sottoposte al test e che i soggetti interessati dal problema sono stati seguiti negli anni successivi attraverso un adeguato monitoraggio endoscopico.

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