Tragedia del pendolino, 27 anni dopo: “Non esistono parole per lenire il dolore”

12 Gennaio 2024 13:32

C’è Giuseppina, la mamma di Lorella Santone, che ogni anno raccoglie tre sassolini proprio nel punto in cui la figlia è stata ritrovata dopo il deragliamento del Pendolino alla stazione di Piacenza il 12 gennaio 1997. C’è Lora, la moglie del macchinista Lidio De Sanctis, che ancora dopo 27 anni ricorda che “era un marito e un padre meraviglioso e sarebbe stato altrettanto come nonno”.

Ci sono tutti i familiari delle otto vittime dell’Etr Botticelli alla cerimonia organizzata ogni anno dal Dopolavoro Ferroviario davanti alla stele che ricorda l’incidente in stazione: come sempre, da un quinquennio, ci si ritrova nella basilica di San Savino dove il parroco don Alphonse Lukoki celebra la messa commemorativa e i rappresentanti delle istituzioni (l’assessore comunale Adriana Fantini e il consigliere provinciale Lodovico Albasi) intervengono per il saluto istituzionale. Ma il cuore della cerimonia è in un angolo della stazione, alla stele prima e fra i binari dopo: proprio nel punto in cui, al chilometro 147, si consumò la tragedia, oggi i familiari – e con loro Bernardo Clemente del Dopolavoro – arrivano per deporre i loro mazzi di fiori. Si fermano, si siedono, stanno in silenzio perché – come spiega don Lukoki – “non esiste una parola magica per lenire il dolore o il distacco. La cosa più giusta è il silenzio”. Da condividere con una città intera.

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