Sopravvissuto alla strage di Capaci, l’autista di Falcone incontra i ragazzi del Mattei

07 Marzo 2024 04:00

Ci sono certe immagini e video, che sono rimaste impresse nella memoria delle persone e che sono diventate storia; una di queste, è l’immagine dei due cartelli che indicano “Palermo” e “Capaci”, sotto, un tratto dell’autostrada A29, sbriciolata.

Ieri mattina, 6 marzo, all’istituto superiore Mattei di Fiorenzuola, Giuseppe Costanza, autista di Giovanni Falcone, sopravvissuto alla strage di Capaci del 23 maggio 1992, ha portato agli studenti la sua testimonianza, raccontando ciò che ha vissuto in prima persona, proprio al di sotto di quei cartelli.

Il racconto di Costanza, è partito dal 1984: “Quando, entrato in servizio all’Ufficio Istruzione di Palermo, ho conosciuto per la prima volta Falcone ed ho accettato di diventare suo autista. Fuori dall’ufficio, ho visto per la prima volta la sua scorta, composta da due volanti, una apri pista e l’altra chiudi corteo, poi un’auto civetta e un elicottero, solo in quel momento ho preso coscienza del rischio a cui sarei andato incontro”.

I dettagli di quella tragica mattina sono limpidi nella memoria dell’autista di auto blindate Costanza, e gli studenti del Mattei, in ascolto, catturati dal racconto: “Alle 17.47 l’auto guidata da Falcone, con la moglie ed io, ha finito la sua corsa; 500 chili di tritolo hanno fatto saltare il tratto di autostrada trasformandolo in un muro di macerie contro le quali ci siamo schiantati. Sono stato in ospedale con loro, ma mi sono svegliato da solo, loro non ce l’hanno fatta”.

Per trent’anni Costanza non è stato ascoltato come testimone nonostante sia stato per otto anni autista al servizio del giudice, nonostante sia stato colui che gli tagliò i capelli nel momento in cui andare dal barbiere poteva essere troppo pericoloso, nonostante, Costanza sia stato in auto col giudice e la moglie, al momento dello schianto.

“Una volta rientrato da una convalescenza di 18 mesi dopo la strage – ha proseguito Costanza – lo Stato, non sapeva più cosa farsene di me, sono stato retrocesso nella mia carica”.

Solo a distanza di trent’anni, lo Stato ha riconosciuto all’autista Costanza una medaglia d’oro al valore e la nomina a Ufficiale della Repubblica.

Costanza ad oggi, in pensione, ha fatto della battaglia per la legalità, la sua missione di vita e attraverso una fondazione a suo nome, porta alle nuove generazioni, la sua testimonianza, affinché non si smetta mai di fare cultura antimafiosa.

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