“Manca una diga sul Nure, opera necessaria per colture e sicurezza”: il dibattito

29 Marzo 2024 22:20

“Manca una diga sul Nure“. Concordano sull’importanza di realizzare un nuovo invaso gli ospiti allo Spazio Rotative, dove “Nel mirino” ha posto sotto la lente il bene indispensabile per eccellenza: l’acqua. La conduttrice Nicoletta Bracchi e il giornalista Thomas Trenchi hanno invitato i presenti a declinare l’importanza dell’oro blu in tutti i suoi aspetti, dall’uso agricolo a quello civile e industriale, dal problema del suo spreco alla sua qualità.

Diga sì o no

Presto il discorso è virato sugli invasi, giudicati da tutti i presenti fondamentali per il nostro territorio. “Lo sono per l’agricoltura – dice Luigi Bisi, presidente del Consorzio di bonifica di Piacenza – e per i prodotti principali del territorio piacentino, come il pomodoro da industria, il grana padano e il mais”. Bisi pone però l’attenzione anche sul fatto che la diga contribuisce alla sicurezza idraulica e lo fa portando un esempio. “La diga di Mignano è fondamentale per tutta la Val d’Arda, in particolare per l’area a valle di Cortemaggiore – dice – nell’ultima piena abbiamo avuto un picco di 140 metri cubi al secondo, poiché rilasciamo 30 metri cubi al secondo ne immagazziniamo 110, pertanto non avere la diga avrebbe significato allagamenti e sicuramente qualche disastro». “Quando ci si preoccupa per la presenza di una diga sopra la testa, ci si ricordi di questa sua utilità”.

Le dighe sono però considerate un residuo del passato da Laura Chiappa, presidente di Legambiente Piacenza, che in un contributo video le definisce “una delle peggiori soluzioni alla necessità di dover stoccare l’acqua: costano tantissimo e hanno effetti di erosione dei fiumi e delle coste. Ci sono soluzioni alternative – aggiunge – come la ricarica controllata della falde e i sistemi di irrigazione tecnologici“. Come risposta sia Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura, sia Roberto Gallizioli, direttore di Coldiretti, difendono gli invasi, auspicandone uno in più. “Una diga sul Nure garantirebbe più sicurezza all’intera valle. Oltre a beneficiarne l’agricoltura, di recente si è visto come una modesta pioggia abbia creato una volta di più problemi alla strada provinciale”.

Della stessa opinione Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica: “La diga garantisce disponibilità d’acqua potabile, il rifornimento per l’irrigazione, produce energia elettrica e con la laminazione delle piene mette in sicurezza le valli, con l’aggiunta che i corpi idrici si prestano ad altre mille attività, anche ludiche e turistiche”.

L’invaso del Brugneto

In territorio piacentino sono presenti la diga di Mignano, del Molato, di Boschi e di Isola Serafini, alle quali si aggiunge l’acqua che proviene dalla diga del Brugneto, in territorio ligure. Riguardo a quest’ultima, Legambiente e il Consorzio di bonifica si trovano però alleati. “La diga distribuisce 25 milioni di metri cubi agli acquedotti di Genova – dice Bisi – ma il nostro fabbisogno è di 10 milioni di metri cubi. Oggi ne otteniamo 2.5. Stiamo lavorando insieme per averne di più“.

Siccità

La piovosità di questo inizio anno fa sperare in un 2024 con meno sete per i campi. Per Gallizioli è indiscutibile che l’anno sia partito sotto i migliori auspici, perché “le ultime piogge permetteranno di procedere con le semine e di spostare più avanti il periodo di irrigazione”, mentre Gasparini ricorda come negli ultimi mesi nel Trebbia sia passata acqua sufficiente per due o tre campagne irrigue, evidenziando però “il problema della discrasìa fra il momento in cui l’acqua è disponibile e il periodo in cui ce n’è più bisogno”. Sul punto, aggiunge Trevisan, “è sconvolgente vedere come le zone più a rischio siccità siano oggi in pianura padana, che si trova proprio sopra l’acqua”.

Oltre le dighe

Lo stoccaggio dell’acqua ricaricando le falde può essere ottenuto “facendola circolare anche in inverno nei 2.400 chilometri di canali del consorzio” dice Bisi, ma sul tema del suo spreco e sulla necessità di immagazzinarla i presenti hanno criticato duramente la normativa del deflusso minimo vitale, ritenuta “inadeguata per corsi d’acqua a carattere torrentizio come quelli piacentini”. Una scelta, dicono, frutto di decisioni assunte da anni in Europa da parte di chi, i Paesi nordici, ha fiumi in cui l’acqua è presente tutto l’anno.

Casette dell’acqua

A “Nel Mirino” si è parlato dell’acqua potabile e delle casette dell’acqua installate da Iren. In città e provincia ce ne sono 30, nel 2023 sono stati erogati 15mila metri cubi di acqua, pari a 7 milioni di bottiglie, pari a circa 256 tonnellate di plastica risparmiata, con un beneficio complessivo di anidride carbonica non emessa pari a 667 tonnellate. “Ritengo debbano essere montate in luoghi di lavoro o luoghi pubblici come i palazzetti dello sport” sostiene Trevisan, che sfata anche un luogo comune: “Si fa spesso riferimento ai pesticidi usati in agricoltura, affermando che inquinano le falde, ma il discorso appare superato. Oggigiorno nell’acqua si trovano altri residui: di farmaci, di prodotti per la detergenza, per la pulizia della casa o ancora residui di altri prodotti che terminano nei nostri scarichi e non sono trattenuti dai depuratori”.

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