La Fipe scrive al ministro: “Vietare il consumo al banco dei bar è ingiustificato”

30 Aprile 2021 09:31

Anche i baristi piacentini di mobilitano contro il divieto di consumazione al banco nei bar, definendo tale interpretazione del decreto sulle riaperture “giuridicamente incomprensibile e immotivata sotto il profilo sanitario”.

Tutto parte dalla circolare del 24 aprile con cui il ministero dell’Interno ritiene che il decreto “Riaperture”, per evitare il rischio di diffusione del Covid, vieti ai locali di effettuare la somministrazione al banco. “Si tratta di un’interpretazione che nessuno si aspettava – spiega la Fipe, che chiede un intervento del ministero per lo Sviluppo economico – considerando che il decreto non esclude espressamente il consumo al banco ma, al contrario, ha voluto specificare con quali modalità può avvenire il consumo al tavolo (esclusivamente all’esterno fino al 31 maggio). D’altra parte, dopo 14 mesi di blocco delle attività di ristorazione, almeno l’aspettativa di una regolamentazione puntuale non dovrebbe essere tradita: in zona gialla i bar hanno sempre avuto la possibilità di effettuare la somministrazione al banco anche in virtù del fatto che si tratta di un consumo veloce, che non implica una lunga permanenza all’interno degli esercizi”.

In sostanza, stando alla circolare del ministero dell’Interno, la somministrazione al bancone non si potrà fare prima del 1° luglio, mentre a partire dal 1° giugno sarà possibile consumare al chiuso, ma al tavolo.

“E’ un attacco al modello di offerta del bar italiano – dichiara Cristian Lertora, presidente di Fipe Piacenza – che si differenzia da quelli degli altri Paesi proprio perché basato sul consumo al banco. Un provvedimento punitivo ingiustificato anche sotto il profilo scientifico sui rischi sanitari che si corrono. Anzi la scienza continua a sostenere che il rischio di contagio cresce con l’aumento del tempo di contatto.”

Fipe-Confcommercio di Piacenza si quindi associata alla richiesta del presidente nazionale Lino Enrico Stoppani di un intervento urgente da parte del ministero dello Sviluppo: “Il tema della salute pubblica non può essere separato da quello della tenuta di un intero settore produttivo”.

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