Terreni inconti, Coldiretti e Confagricoltura Piacenza a Bruxelles per manifestare

31 Gennaio 2024 10:20

“Gli agricoltori della Coldiretti scendono in piazza a Bruxelles contro le follie dell’Unione Europea che minacciano l’agricoltura italiana, in occasione del Vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Ue, al quale partecipa anche il premier Giorgia Meloni, dove la Commissione europea presenterà la proposta per la deroga alle norme Ue sull’obbligo di mantenere i terreni incolti previsto dalla Politica agricola comune (Pac)”.

Lo rende noto Coldiretti Piacenza, spiegando che l’appuntamento “Non è l’Europa che vogliamo” è per giovedì 1° febbraio alle 9 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, dove assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini ci saranno oltre un migliaio di contadini e allevatori provenienti da tutta Italia per sostenere la proposta e denunciare, con eclatanti azioni dimostrative, gli effetti delle politiche europee che mettono in pericolo la sopravvivenza delle campagne. Presente una delegazione di imprenditori di Coldiretti Emilia Romagna in rappresentanza di tutte le province.

Parteciperà anche una delegazione di Coldiretti Piacenza guidata dal direttore Roberto Gallizioli e da Marco Bosini, delegato di Coldiretti Giovani Impresa Piacenza.
Un obiettivo che è il risultato della lunga battaglia della Coldiretti insieme alle altre grandi organizzazioni agricole europee a partire dalla francese Fnsea con la quale è stato costruito un fronte comune. Nelle ultime settimane Coldiretti ha intensificato gli incontri con altre realtà europee e con Ministri dell’agricoltura di altri Stati membri.

“Bene la proposta di deroga, che avevamo già ottenuto per la crisi Ucraina, e ora è necessario sia cancellato definitivamente l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac). È una delle eredità dell’era Timmermans, e come diciamo da anni, è una scelta sbagliata. Non ha senso impedire agli agricoltori di coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare. Per questo non saremo a Verona per Fieragricola, avendo già i primi incontri domani a Bruxelles” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’annunciare la protesta contro le follie dell’Unione Europea.

“Coldiretti chiede di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale. Anche per questo – conclude Prandini – serve una decisa svolta nelle politiche Europee per valorizzare le proprie terre fertili e fermare le importazioni sleali per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori”.

LA NOTA DI CONFAGRICOLTURA – Confagricoltura ha annunciato un’assemblea straordinaria a Bruxelles, convocata per il 26 febbraio, durante la quale verrà illustrata la visione dell’associazione sul futuro dell’agricoltura e sulla nuova Pac.

“Gran parte dei temi portati alla ribalta dalle manifestazioni di questi giorni – spiega la piacentina Giovanna Parmigiani, componente di giunta nazionale – riguardano problematiche che come Confagricoltura abbiamo già portato sui tavoli istituzionali da tempo. Capiamo, condividiamo e viviamo quotidianamente buona parte del disagio dei nostri soci e proprio per questo ci impegniamo sempre per difendere il diritto all’imprenditoria. Nel solco dei nostri cent’anni di rappresentanza istituzionale delle necessità delle imprese agricole, abbiamo deciso andare a Bruxelles là dove vengono indicate le politiche generali, con tutti i nostri rappresentanti territoriali, per portare proposte concrete che partono proprio dal vissuto delle nostre aziende e intensificando il costante confronto costruttivo e leale con il Governo e con le istituzioni”.

In molti Paesi dell’Unione, tra i quali l’Italia, sono in atto proteste da parte di alcuni rappresentanti del mondo agricolo. Il comune denominatore delle rimostranze è la contestazione della PAC – Politica Agricola Comune – e del “Green Deal” applicato all’agricoltura. Le iniziative già avviate da Confagricoltura potrebbero portare ad un primo risultato già nei prossimi giorni con il rinnovo della deroga all’obbligo di destinare a finalità non produttive una parte dei seminativi.

“Saremo presenti – dichiara il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini – per affermare nelle sedi competenti, ragioni che non sono quelle di balordi, ma quelle degli agricoltori contro l’”ideologia della sostenibilità” di cui come Confagricoltura Piacenza abbiamo denunciato persino il linguaggio col quale la realtà viene distorta, e lo abbiamo fatto anche quando era molto impopolare. Oggi, ci presentiamo con un lungo elenco di leggi famigerate, fatte dall’Europa, che meritano azioni forti perché negli anni sono state diabolicamente applicate, in particolare in Italia e ancor più nella nostra regione, da una governance nemica delle aziende”. L’elenco del presidente piacentino riguarda: la direttiva acque1 e conseguentemente Il DLgs 152/2006 che individua la definizione del DMV; la direttiva nitrati2 col tema mai risolto delle zone vulnerabili ai nitrati; la legge sulla caccia3, le norme di benessere animale4, la condizionalità ei derivanti sostegni agli interventi non produttivi, le follie degli Eco-schemi e tutto l’impalcato dell’attuale Pac contro cui Confagricoltura si è schierata fin da subito, per proseguire con la richiesta di smantellamento del Farm to Fork e del green New deal. “Sotto quale principio diciamo che una legge è sbagliata? – precisa Gasparini – anche in base all’osservazione storica: se riavvolgiamo il nastro agli ordinamenti degli anni ’70: le nostre imprese si potevano sviluppare e l’Unione Europea stessa non era aprioristicamente sbagliata nelle sue fondamenta. La prima Pac, al netto dei lati negativi di un’impostazione fatta di contributi, teneva conto di aspetti di macro e micro economia. Riconosciamo il valore anche della stagione di evoluzione generata dal sostegno alle filiere e agli investimenti. Anche in Regione, finché si è applicata la politica agraria, premiando le filiere si è agevolato lo sviluppo e le aziende avevano interlocutori, non censori. Poi le normative sovraordinate, importate da fuori, sono state declinate in modo sempre più coercitivo e punitivo. Per noi resta prioritario l’obiettivo far cambiare rotta all’Europa. – prosegue Gasparini – Non riteniamo condivisibile la protesta che invoca la chiusura dei mercati, perché nell’agone internazionale ci siamo e non siamo spaventati dalla visione global e dal multilateralismo, ma vogliamo poterlo affrontare con la piena padronanza delle nostre imprese. Condividiamo invece quella che la brava Giovanna Botteri al Tg1 ha definito “la protesta degli agricoltori contro la sostenibilità”. Il nostro compito è stare nelle Istituzioni, ma lo spirito con cui andiamo a Bruxelles è di andare con il lungo “elenco della spesa” di cose da cambiare. Rimane un senso di disagio nel non andare in piazza per una protesta che, in questo senso, condividiamo e resta il sogno di poter affrontare i vertici istituzionali con le nostre le truppe schierate alle spalle”.

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