Criptovalute, il prezzo del token Omicron decolla “grazie” alla nuova variante

01 Dicembre 2021 06:00

L’incredibile storia del gettone virtuale che porta lo stesso nome della nuova variante del Covid: dopo l’annuncio dell’Organizzazione mondiale della sanità il suo prezzo è passato da 60 a oltre 600 dollari in poche ore, senza alcun reale motivo

L’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto decollare il prezzo di un token (sulla blockchain). Come? Semplicemente scegliendo il nome della nuova variante del coronavirus. Il token infatti si chiama “Omicron”, è apparso su un mercato online all’inizio di novembre e dopo l’annuncio dell’Oms sulla variante, Omicron appunto, il suo prezzo è passato da 60 a oltre 600 dollari in pochi giorni (per poi rientrare parzialmente nelle ore successive). Ecco la folle storia del token che si chiama come la variante del virus.

Un “token” che si chiama come la variante del coronavirus

Lo scorso 8 novembre è apparso su un mercato delle criptovalute (Sushiswap) un token che portava il nome di “Omicron”. La quindicesima lettera dell’alfabeto greco e fino a quel giorno niente di più. Un progetto presente anche sui canali social che i creatori definivano un “protocollo” per una moneta decentralizzata creata su Arbitrum, una tecnologia parallela alla catena di blocchi di Ethereum. In parole povere, Omicron è un altro gettone virtuale sulla blockchain. Uno dei migliaia di progetti che giorno dopo giorno si accumulano in quello che è il mondo estremamente vulcanico della blockchain e delle criptovalute. Uno dei tanti, appunto, quindi in sostanza “anonimo e comune”, con un prezzo pressoché costante sul mercato per diversi giorni.

La spinta dell’Organizzazione mondiale della Sanità

Nel fine settimana è però arrivato l’annuncio che nemmeno i creatori di questo gettone virtuale si sarebbero potuti attendere. In Sudafrica spunta una nuova variante del coronavirus e invece di chiamarsi Nu oppure Xi come l’alfabeto greco suggerirebbe, l’Organizzazione mondiale della sanità le assegna il nome “Omicron”. Questa parola da semplice lettera diventa il segno distintivo e termine centrale della pandemia. Così i cripto-investitori si scatenano. Non appena individuano il gettone “Omicron” in vendita sul mercato cominciano a comprare e il valore del gettone decolla “to the Moon” (fino alla Luna”: passa dai 60 dollari a gettone del 26 novembre ai 214 del 27 novembre, ai 381 del 28 novembre e i 630 dollari a gettone del 29 novembre. Questi ultimi sono soltanto i valori massimi raggiunti dal gettone, ma rendono l’idea di una corsa inarrestabile dettata direttamente dalla decisione dell’Oms.

Crescita senza alcun fondamento

Il valore di “Omicron” è cresciuto non per suoi meriti, ovvero il riconoscimento da parte della comunità dei criptoinvestitori di un reale valore del progetto, ma soltanto per un caso fortuito dettato dalla scelta dell’Oms. Il token Omicron non ha infatti nulla a che vedere con aspetti sanitari, men che meno con organismi legati all’Oms o alla ricerca medica. Il suo unico “merito” è portare lo stesso nome della nuova variante, sufficiente ad attirare l’attenzione degli investitori in cerca di rapidi (ma rischiosi) guadagni.

D’altronde è il concetto che sta alla base dei “meme token”, ovvero gettoni virtuali che acquisiscono fortuna, valore e visibilità in quanto spinti da una comunità o da una ironia condivisa. È già accaduto con “Shiba Inu”, una criptovaluta cui prezzo è decollato in quanto spinta dalle battute di Elon Musk sul proprio profilo Twitter.

Nel “far west” delle cripto dove tutto è concesso

Uno degli aspetti caratteristici di mercati come Sushiswap è la totale assenza di una regolamentazione “vecchio stampo”. Se i mercati finanziari tradizionali sono regolati e controllati da organismi come la Consob per l’Italia, mercati come SushiSwap non hanno nemmeno una entità centrale: sono mercati decentralizzati, rappresentanti di quella che viene definita “DeFi”, “Decentralized Finance” per l’appunto. Così mentre sui mercati tradizionali il prezzo dei titoli può essere congelato per eccessivi rialzi o ribassi, in questo caso il prezzo è libero di assumere il valore dettato dal mercato. Una delle caratteristiche preferite dagli amanti delle criptovalute e che tanto spaventa i regolatori centrali quando sono interpellati sull’argomento. Va precisato che con Omicron e Sushiswap ci si trova nelle terre più sperimentali del mondo delle criptovalute che ben poco hanno da spartire con i ben più “stabili” (o quantomeno consolidati) Bitcoin o Ethereum.

La differenza tra token e criptovaluta

La criptovaluta è una vera e propria valuta virtuale (come Bitcoin) nata per poter essere spesa in cambio di beni o servizi. Il token (in italiano “gettone”) utilizza sempre la tecnologia blockchain ma non nasce come moneta, quanto come oggetto che garantisce al possessore una qualche sorta di vantaggio. Potrebbe trattarsi di parte della proprietà di un progetto sulla Blockchain oppure di semplici benefit (basti pensare ai token emessi dalle squadre di calcio della Serie A).

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