Lotta al Covid, l’intelligenza artificiale di Piacenza Score utilizzata in tutto il mondo

30 Maggio 2022 05:00

Da sinistra, Matteo Villani, Daniela Aschieri e Geza Halasz

Da oltre un anno Piacenza è punto di riferimento mondiale per l’intelligenza artificiale applicata alle diagnosi Covid.
In un’applicazione web, tutta “made in Piace”, i sanitari possono inserire i parametri del paziente e un algoritmo, sfruttando le casistiche già caricate, riesce a indirizzare il medico verso il giusto iter terapeutico, facendo risparmiare tempo e, in molti casi, farmaci non indispensabili.
Il sito web è a disposizione gratuita dell’intera comunità medico-scientifica internazionale impegnata nella lotta al virus, in un anno sono già stati inseriti oltre 40mila casi. La precisione è stata finora superiore all’86%.
Tutto merito di due giovani medici, l’anestesista rianimatore Matteo Villani e il cardiologo Geza Halasz, che avevano sfruttato le esperienze professionali raccolte in centri di eccellenza europei per creare Piacenza Score, un sistema in grado di predire il rischio di morte dei pazienti con polmonite da Covid.
Molto importante evidenziare che la tecnica, sviluppata a inizio 2021 in collaborazione con il Centro cardiologico Monzino di Milano, il Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale del Politecnico di Torino, l’istituto Dalle Molle di Intelligenza artificiale di Lugano e l’istituto Toelt di Zurigo, si basa sul “machine learning”, vale a dire che l’algoritmo “impara” qualcosa da tutti i casi che tratta, affinando ulteriormente l’accuratezza.
Naturalmente, resta prioritario il confronto diretto tra medico e paziente, ma siamo di fronte all’approccio che rappresenta il futuro, con il giusto bilanciamento tra esperienza “sul campo” e indicazioni dell’intelligenza artificiale. E Piacenza è assolutamente all’avanguardia.
“Anche dopo mesi di pandemia, considerate anche le varianti – spiega Villani – erano relativamente pochi gli elementi certi che avevamo quando in Pronto soccorso arrivata un caso Covid.Quindi, assieme al collega Halasz, abbiamo pensato di applicare concretamente quell’intelligenza artificiale che avevamo conosciuto soprattutto a Lugano, pensando a un sistema che ci aiutasse a rispondere con rapidità e certezza. La nostra idea innanzitutto ha funzionato bene qui, poi è stata molto utili a coloro che l’hanno usata in tutto il mondo”.
Tutto è partito dal Covid, ma l’applicazione può essere infinita:“Uno dei nostri obiettivi – aggiunge Halasz – era ed è proprio estendere questo modello ad altri ambiti: l’intelligenza artificiale sarà sempre più importante anche in medicina, fortunatamente Piacenza è all’avanguardia grazie a questo progetto, dobbiamo semplicemente allargarlo ad altri settori. Penso innanzitutto la predizione della mortalità nell’arresto cardiaco, nell’infarto miocardico e anche per i pazienti ricoverati in Terapia intensiva, dove tra l’altro abbiamo molti più dati di partenza rispetto al Covid. È molto importante che Piacenza Score si diffonda ancora, perché più casi trattiamo, maggiore sarà la precisione dei risultati grazie al machine learning che consentono al sistema di imparare e aumentare continuamente la proprio precisione”.

ASCHIERI: MODELLO DA ESPORTARE ANCHE IN ALTRI REPARTI
La ricerca sull’applicazione dell’intelligenza artificiale alle diagnosi Covid dei medici in servizio all’ospedale di Piacenza Geza Halasz e Matteo Villani, è stata coordinata da Massimo Nolli, direttore di Anestesia e rianimazione, da Massimo Piepoli, ex direttore di Cardiologia, e dal suo successore Daniela Aschieri.
“Ancora una volta le idee, le energie e la preparazione di due giovani colleghi ci mettono all’avanguardia – commenta Aschieri – tra l’altro in un ambito molto complesso, delicato e importante come l’intelligenza artificiale applicata alla medicina. Un merito doppio, perché Piacenza Score è stato pensato e realizzato in un campo difficile, il Covid, e in un periodo di grande pressione per tutti”.
Un patrimonio di tutta l’Azienda sanitaria, che deve essere fatto fruttare anche in altri ambiti: “Abbiamo una solida base da cui partire – aggiunge il Primario di Cardiologia – per estendere questo sistema, aumentando e affinando la capacità diagnostica a pazienti di altri reparti. Sappiamo bene come il fattore tempo sia molto spesso fondamentale”.
Diagnosi tempestive, cure più appropriate, risultati maggiormente efficaci: “Intercettare o addirittura prevedere scientificamente i primi segni di malattie che spesso vengono allo scoperto in fasi molto avanzate ci può dare un grosso vantaggio, che potrebbe rivelarsi determinante”, conclude Aschieri.

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