Turbine eoliche in mare aperto: il “bosco acquatico” che genera energia

03 Settembre 2022 14:00

I Paesi che si affacciano sul Mar Baltico hanno concordato di moltiplicare per sette la loro capacità eolica offshore entro il 2030, raggiungendo così in pochi anni i 20 gigawatt, per fare a meno del petrolio e del gas russo.
Il patto è stato sottoscritto da Danimarca, Polonia, Svezia, Finlandia, Estonia, Lituania e Lettonia. L’accordo arriva a soli tre mesi da quello siglato da Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Belgio per la produzione di 65 gigawatt entro il 2030 e 150 gigawatt entro il 2050 attraverso i parchi eolici offshore nel Mare del Nord.
E chissà che non possano utilizzare l’ultima avveniristica scoperta tecnologica, firmata dalla start up norvegese World Wide Wind, che ha pensato a un “bosco galleggiante” fatto di turbine eoliche offshore (tecnicamente aerogeneratori ad asse verticale).
Rispetto alle pale eoliche tradizionali i vantaggi sono rilevanti, a cominciare dalla possibilità di sfruttare qualsiasi direzione del vento senza doversi orientare di continuo.
In queste macchine l’albero del rotore principale è posizionato trasversalmente al vento, mentre i componenti principali si trovano alla base della turbina, il che rende la sostituzione e la manutenzione delle parti più semplice ed efficiente.
Ovviamente esistono anche dei contro, ad esempio il rischio di stallo dinamico delle pale a causa della velocità di variazione dell’angolo di attacco.
Come spiegano gli esperti di rinnovabili.it, l’azienda ha disegnato le nuove turbine eoliche offshore dotate di due set di pale, pensate per ruotare in senso opposto. Quelle in alto sono fissate all’albero interno che corre al centro della macchina, collegandosi allo statore; quelle inferiori sono montate, invece, direttamente sull’esterno della torre e fissate al rotore.
World Wide Wind il generatore (rotore+statore) alla base, sott’acqua, al fine di fornire all’impianto un contrappeso stabilizzante. E permettere così all’aerogeneratore di galleggiare.
Secondo quanto riportato sul sito della start up, la traiettoria tridimensionale delle pale (il sistema spazza un’area conica) aiuterebbe a ridurre la turbolenza di scia che si forma alle spalle di ogni unità. In questo modo si potrebbe ridurre del 50% la distanza tra le singole turbine, aumentando di quattro volte il loro numero nell’area rispetto agli impianti ad asse orizzontale.
Le nuove turbine eoliche offshore si inclinerebbero in maniera naturale con il vento, aumentando la capacità di resistere alle forti raffiche o alle vibrazioni dannose. Ma per capire quali siano le prospettive di questo design bisognerà aspettare.
Secondo quanto riportato dall’azienda alla rivista Recharge, la startup sta realizzando in questi giorni il primo prototipo, con l’obiettivo di avere un modello da 3 MW, operativo e funzionante, entro il 2026.
Per poi passare ad una taglia maxi da 40 MW entro il 2029.

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