La “valle della miseria” diventa il paradiso del litio. Ma è allarme per l’ambiente

15 Giugno 2023 14:00

Il va e vieni dei mezzi pesanti è incessante sulla terra rossa ricoperta da uno strato grigiastro, nel cuore della Valle di Jequitinhonha, nello stato di Minas Gerais, una delle regioni più povere del Brasile. A lungo soprannominata la “valle della miseria”, questa regione semi-arida dove vive quasi un milione di abitanti è oggi vista come un nuovo El Dorado grazie all’abbondanza di litio, l’”oro bianco” essenziale per la transizione energetica. Circa l’85% delle riserve del Brasile, il quinto produttore mondiale di litio, si trova nella regione.
Per attrarre investitori stranieri, le autorità locali il mese scorso hanno lanciato in pompa magna il concetto di “Lithium Valley” (valle del litio), a New York, presso la sede del Nasdaq, il nuovo mercato tecnologico.
Un’azienda canadese, Sigma Lithium, ha già preso l’iniziativa. Fondata nel 2012, ha iniziato ad estrarre il litio nella valle di Jequitinhonha ad aprile. L’obiettivo dichiarato: fornire minerale sufficiente per le batterie di oltre 600.000 veicoli elettrici nel primo anno, e tre volte di più quando la produzione avrà raggiunto la velocità di crociera.
L’esplorazione del litio non è priva di conseguenze per l’ambiente, la lavorazione di questo minerale richiede enormi quantità di acqua, mentre le riserve si trovano principalmente in regioni colpite dalla siccità. Ma l’azienda si pubblicizza come produttrice di ‘litio verde’: nell’impianto di lavorazione del minerale, il 90% dell’acqua viene successivamente riutilizzato e non vengono utilizzati prodotti chimici, ha spiegato Ana Cabral-Gardner, amministratore delegato brasiliano di Sigma. “La nostra intera operazione è stata progettata per risolvere l’equazione tra attività mineraria e sviluppo sostenibile”, ha aggiunto.
Per lei la svolta è avvenuta nel 2015, quando è scoppiata una diga di sterili di ferro a Mariana, un disastro ambientale senza precedenti in Brasile, nello stesso stato di Minas Gerais, circa 400 chilometri a nord a sud della Valle di Jequitinhonha.
L’anno successivo, il suo fondo di investimento è diventato il maggiore azionista di Sigma. Ana Cabral-Gardner spiega che la miniera nel sito di Grota do Cirilo è divisa in due, per preservare un piccolo corso d’acqua che la attraversa, anche se questo rappresenta un deficit significativo.
Ma l’idea di trasformare la regione in una “valle del litio” non è unanime. “Questa è la valle di Jequitinhonha, non possiamo mettere un minerale davanti alla nostra identità”, dice Aline Gomes Vilas, membro del Movimento delle persone colpite dalle dighe minerarie (Mab), che ritiene che le popolazioni locali non siano state sufficientemente consultate. Vive ad Araçuai, una delle città vicine alla miniera Sigma. “Era una regione tranquilla, rurale, e ora il frastuono è perenne. Si vedono già case con i muri crepati a causa delle esplosioni” nella roccia, le cui macerie vengono raccolte dagli escavatori per essere caricate sui camion ed essere lavorate nella fabbrica.
Elaine Santos, ricercatrice dell’Università di San Paolo (Usp), critica anche il fatto che il litio estratto in Brasile sia quasi esclusivamente destinato all’export, “mentre Europa e Stati Uniti sviluppano strategie su tutta la filiera, dall’estrazione alla produzione di auto elettriche”. “Il Brasile rischia di approfondire la sua dipendenza, rimanendo un paese che esporta principalmente materie prime, a basso valore aggiunto”, lamenta.
L’estrazione del litio nel Paese risale agli anni ’20, ma la situazione è cambiata dopo un decreto emesso nel luglio 2022, l’ultimo anno in carica dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Questo decreto ha reso questo mercato più attraente per gli investitori stranieri, in particolare eliminando le restrizioni all’esportazione di questo minerale.

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