Dai vestiti usati alla cannuccia nell’aperitivo: così si azzerano i rifiuti

15 Gennaio 2024 05:00

Piacenza ha un problema con i rifiuti.
In Ecosistema Urbano 2023, Legambiente la indica come la città meno virtuosa d’Italia: produciamo 800 chili di spazzatura a testa ogni anno.
Dell’indifferenziato, invece, riusciamo a riciclare il 63,4%.
Meglio di Modena e Ravenna, ma peggio di ben 5 province della nostra regione, tra cui la vicina Parma.
La situazione, va detto, è un po’ più complessa. Da regolamento comunale, infatti, tra i rifiuti urbani vengono conteggiati anche quelli non pericolosi, provenienti da locali non adibiti ad abitazione come alberghi, uffici o studi privati.
La questione spazzatura però rimane. Secondo Ispra ogni cittadino italiano è responsabile di circa 500 chili di rifiuti all’anno.
E differenziare non basta. Prima di tutto perché il 40% di ciò che non viene riciclato imbocca la strada della discarica o dell’inceneritore. Poi perché anche il termine riciclare è più vago di quanto si pensi.
In questa categoria rientrano, ad esempio, le 290mila tonnellate che esportiamo all’estero, 55mila delle quali destinate a Paesi extraeuropei come Turchia, Yemen o Arabia Saudita.
Un nuovo regolamento europeo sta provando a limitare i flussi verso Stati che non fanno parte dell’Ocse, ma secondo Greenpeace neanche la Turchia, tra i fondatori dell’Organizzazione, smaltirebbe i rifiuti in modo corretto: una buona parte si disperderebbe nell’ambiente o finirebbe in traffici illegali.
La soluzione è una: produrre meno immondizia, a cominciare dalle nostre case.
Nel 2017, prima ancora degli scioperi di Greta Thunberg, ha preso piede anche in Italia lo stile di vita Zero Waste, che fa leva su acquisto consapevole, riciclo e riuso. L’obiettivo è, appunto, zero sprechi. Dal movimento si può prendere ispirazione per almeno 5 consigli utili.
Scegliere lo sfuso
Le sfuserie sono ormai diffuse in tutta Italia e permettono di acquistare cibo, detersivi e prodotti per l’igiene personale eliminando gli imballaggi non necessari, in particolare quelli in plastica. Si scelgono piuttosto confezioni riciclabili o riutilizzabili più volte.
Basta l’usa e getta
Non solo eliminare la plastica monouso, ma smettere di pensare in ottica usa e getta. Ai tovaglioli di carta, ad esempio, è meglio preferire quelli in stoffa. Alle capsule del caffè, il macinato sfuso e alle bottiglie di plastica, la borraccia in alluminio o l’acqua del rubinetto, magari filtrata. Un primo passo facile da ricordarsi durante l’aperitivo? Ordinare il proprio cocktail senza la cannuccia.
Puntare su riuso e riciclo
Le confezioni in materiale durevole e di buona qualità possono essere riutilizzate più volte, anche come contenitori per il pranzo in ufficio o la merenda a scuola. Ma soprattutto, per conservare meglio gli alimenti, evitando la pellicola trasparente o i classici sacchetti da congelatore. E non vale solo in cucina: prima di scartare un cellulare o un computer, assicuriamoci che non si possa riparare. Mentre al momento di un nuovo acquisto, scegliamo tra i dispositivi rigenerati.
Le batterie ricaricabili
Le pile non possono essere gettate assieme al comune indifferenziato perché contengono materiali tossici. Meglio allora usarne il meno possibile, preferendo dispositivi a batteria ricaricabile piuttosto che a pile usa e getta.
Seconda vita
Gli abiti possono avere una seconda vita, magari perché destinati alla beneficenza oppure rivenduti come usato. Da tenere d’occhio sono gli swap party, dove ci si può scambiare vestiti direttamente tra partecipanti, come una sorta di baratto.

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