Quel ritorno al minimalismo anni Novanta
Il cuore del revival resta il denim, un po' grunge. Accanto, il blazer oversize e un look curato ma con naturalezza
Redazione
|1 giorno fa

Un look minimalista anni '90- © Libertà/Giulia Marzoli
La moda corre, cambia, si reinventa. Eppure, ogni tanto, fa marcia indietro per ripescare ciò che ha davvero funzionato. È il caso degli anni ’90, tornati oggi con una forza che va ben oltre la nostalgia: è la voglia di autenticità e di capi che parlano senza urlare. Dopo stagioni di esagerazioni e colori spinti, il settore ritrova un’estetica più pulita, fatta di linee asciutte e dettagli che hanno segnato un’epoca.
Il cuore del revival resta il denim. Oltre ai mom jeans e ai modelli straight, il 2025 conferma la dominanza dei tagli ampi, morbidi, baggy, che riportano proprio quella rilassatezza tipica del decennio. I lavaggi chiari e vissuti, il sapore un po’ grunge, continuano a convincere stilisti e consumatori. È interessante notare come, parallelamente, alcune maison stiano reinserendo anche modelli più aderenti, come gli skinny, a dimostrazione che la reinterpretazione dei ’90 oggi non è rigida, ma un terreno di sperimentazione continua.
Accanto al jeans, il blazer oversize è tornato a essere un pilastro del guardaroba contemporaneo. Negli anni ’90 rappresentava un modo di prendere spazio, oggi diventa un capo duttile, perfetto sia per il lavoro sia per un look casual-chic. L’abbinamento più attuale resta quello con la T-shirt bianca oppure con lo slip dress, ed è proprio quest’ultimo, la sottoveste in satin, a confermare quanto il minimalismo del decennio sia ancora potentissimo: sulle passerelle 2024-2025 è tornato con un’attitudine meno “da sera” e molto più moderna, morbida, fluida, portabile. Le versioni più cool? Quelle indossate con sneakers o con un maglione oversize, un mix tra eleganza e praticità che negli anni ’90 sarebbe stato impensabile, ma che oggi funziona. È qui che entra in gioco anche l’undone chic, quell’eleganza volutamente “disordinata” che sembra uscita da un guardaroba vissuto, non costruita davanti allo specchio. È un modo di vestire che nasce negli anni ’90 e oggi torna attualissimo perché parla di naturalezza, spontaneità, personalità. Un look curato, sì, ma senza rigidità: la versione 2025 del “Less is more”.
Anche gli accessori richiamano quel mondo, dalle montature sottili o ovali degli occhiali ai choker, fino alle sneakers chunky e alle platform. La palette, poi, segue il filo logico del minimalismo: molto nero, molto bianco, tanti neutri, con qualche lampo fluo per chi vuole un tocco pop che ricordi le Spice Girls. Il motivo di questo ritorno così convincente è semplice. Gli anni ’90 erano un’epoca in cui la moda sapeva essere meno costruita, più vicina alla vita reale. Oggi, in un mondo iper-veloce e sovraccarico, quel modo di vestire “onesto” e lineare appare rassicurante. Allo stesso tempo, permette di giocare con la propria identità: mescolare un capo vintage, un accessorio iconico e un elemento contemporaneo crea look personali, non copie carbone del passato. È un revival che non vive di imitazione, ma di trasformazione. Tutto si muove intorno a una parola chiave: libertà. Libertà di sovrapporre e di reinterpretare. Alla fine, il fascino degli anni ’90 non svanisce perché parla di personalità più che di tendenza. Ed è questo che rende il revival davvero intramontabile, la capacità di legare passato e presente senza perdere l’identità di entrambi.
GIULIA MARZOLI
Il cuore del revival resta il denim. Oltre ai mom jeans e ai modelli straight, il 2025 conferma la dominanza dei tagli ampi, morbidi, baggy, che riportano proprio quella rilassatezza tipica del decennio. I lavaggi chiari e vissuti, il sapore un po’ grunge, continuano a convincere stilisti e consumatori. È interessante notare come, parallelamente, alcune maison stiano reinserendo anche modelli più aderenti, come gli skinny, a dimostrazione che la reinterpretazione dei ’90 oggi non è rigida, ma un terreno di sperimentazione continua.
Accanto al jeans, il blazer oversize è tornato a essere un pilastro del guardaroba contemporaneo. Negli anni ’90 rappresentava un modo di prendere spazio, oggi diventa un capo duttile, perfetto sia per il lavoro sia per un look casual-chic. L’abbinamento più attuale resta quello con la T-shirt bianca oppure con lo slip dress, ed è proprio quest’ultimo, la sottoveste in satin, a confermare quanto il minimalismo del decennio sia ancora potentissimo: sulle passerelle 2024-2025 è tornato con un’attitudine meno “da sera” e molto più moderna, morbida, fluida, portabile. Le versioni più cool? Quelle indossate con sneakers o con un maglione oversize, un mix tra eleganza e praticità che negli anni ’90 sarebbe stato impensabile, ma che oggi funziona. È qui che entra in gioco anche l’undone chic, quell’eleganza volutamente “disordinata” che sembra uscita da un guardaroba vissuto, non costruita davanti allo specchio. È un modo di vestire che nasce negli anni ’90 e oggi torna attualissimo perché parla di naturalezza, spontaneità, personalità. Un look curato, sì, ma senza rigidità: la versione 2025 del “Less is more”.
Anche gli accessori richiamano quel mondo, dalle montature sottili o ovali degli occhiali ai choker, fino alle sneakers chunky e alle platform. La palette, poi, segue il filo logico del minimalismo: molto nero, molto bianco, tanti neutri, con qualche lampo fluo per chi vuole un tocco pop che ricordi le Spice Girls. Il motivo di questo ritorno così convincente è semplice. Gli anni ’90 erano un’epoca in cui la moda sapeva essere meno costruita, più vicina alla vita reale. Oggi, in un mondo iper-veloce e sovraccarico, quel modo di vestire “onesto” e lineare appare rassicurante. Allo stesso tempo, permette di giocare con la propria identità: mescolare un capo vintage, un accessorio iconico e un elemento contemporaneo crea look personali, non copie carbone del passato. È un revival che non vive di imitazione, ma di trasformazione. Tutto si muove intorno a una parola chiave: libertà. Libertà di sovrapporre e di reinterpretare. Alla fine, il fascino degli anni ’90 non svanisce perché parla di personalità più che di tendenza. Ed è questo che rende il revival davvero intramontabile, la capacità di legare passato e presente senza perdere l’identità di entrambi.
GIULIA MARZOLI





