Caso Geocart, il Comune deve sborsare 65mila euro. Opposizione: “Troppi errori sul verde”

29 Giugno 2020 16:52

La manutenzione del verde è stata al centro del dibattito del consiglio comunale di Piacenza, oggi, 29 giugno, in particolare a causa del contenzioso amministrativo Geocart per il riconoscimento del debito fuori bilancio, da 65mila euro, derivante dalla sentenza del tribunale amministrativo regionale per l’Emilia Romagna che ha accolto il ricorso della cooperativa piacentina, dichiarando illegittima la gara da oltre due milioni di euro indetta dal Comune di Piacenza per il lotto numero 2 dell’appalto per la manutenzione del verde pubblico, assegnato nel maggio 2019 alla cordata guidata dalla coop cremonese Cuore Verde.

Il primo a prendere la parola è Massimo Trespidi di Liberi: “Nella speranza che adesso il Consiglio di Stato accolga il ricorso del comune resta comunque una situazione imbarazzante. Quello che risulta chiaro a tutti – spiega il consigliere – è che qui c’è una struttura in termini di dirigenti che non funziona, soprattutto sul versante tecnico. Ho letto tutte le determine dirigenziali e mi sono accorto che, a partire dal 23 gennaio, ci sono state 5 determine che hanno annullato le precedenti anche a distanza di 15 giorni l’una dall’altra, a bando aperto, a conferma che così non funziona. Addirittura – prosegue Trespidi – l’ultima determina risale al 22 giugno, giorno in cui scadeva il termine per presentare le domande. Lo stesso giorno i dirigenti si sono accorti di alcuni errori commessi”

Christian Fiazza, Pd ha aggiunto: “In questa, come in altre vicende sarebbe stato meglio utilizzare questi soldi per altri investimenti. Bisogna imparare dagli errori commessi, intervenendo sulle criticità. C’è un versante tecnico ma anche politico. La sentenza ha amareggiato tutti noi, e in questo caso ci sono discrasie che ci lasciano pensare come sia necessario un intervento su alcuni uffici. Altro elemento che ha sorpreso è la veemenza con cui il Tar si scaglia contro il comune, dando per scontato che tutto ciò che è stato fatto fosse in buonafede ma gli errori sono macroscopici. Giorgia Buscarini, sempre del Pd, auspica in un mea culpa della giunta: “Speriamo che la sentenza del Tar venga ribaltata dal Consiglio di Stato. Non commento la sentenza. Altri commentano le sentenze. Non capisco quando viene detto che il problema viene da lontano, avete del coraggio. Come dire è colpa di quelli di prima. Il bando è stato fatto da questa amministrazione, non dal sindaco, ma dagli uffici. Sorprende che la pratica sia stata presentata dal direttore generale forse perché nessun assessore e sindaco si sono presi la responsabilità di presentarla. La città è in uno stato pietoso, bisogna ammettere che è stato fatto un pasticcio”.

Roberto Colla, Piacenza più, spiega: “Occorre una ristrutturazione, dobbiamo dare un’immagine diversa della città partendo proprio dal verde che è il nostro biglietto da visita. Il servizio gare deve essere messo nelle condizioni migliori per operare. Vogliamo essere propositivi, senza fare polemiche. Andrea Pugni, Movimento 5 stelle attacca: “La gestione del verde di questa amministrazione è stato fallimentare, lo si può vedere e non si può nascondere, così è stato fino ad oggi. I risultati sono negativi e questa azione di continuare a mettere una pezza significa poggiare su una programmazione sbagliata”.

Alle critiche ha risposto l’assessore all’ambiente Paolo Mancioppi, sentitosi chiamato in causa: “Quando ci siamo insediati, l’ufficio verde era composto da tre persone di cui una prossima alla pensioe. Nei mesi successivi il personale è stato implementato fino ad arrivare a cinque persone che vantano competenze e professionalità. Ho imposto a tutti loro di essere sempre presenti sugli interventi per verificare le criticità di persona. Il comune di Piacenza paga effettivamente ciò che fa, se viene tagliata una pianta viene contabilizzata, in caso contrario vengono applicate penali alle imprese. Abbiamo appaltato 647mila euro di interventi. Mi sento dunque di ringraziare il personale dell’ufficio che rappresento perché l’impegno non è mai mancato”.

Lo stesso sindaco Patrizia Barbieri è intervenuto sull’argomento: “Nessuno vuole sfuggire alle proprie responsabilità. Non so di chi sia colpa e non mi interessa trovare colpevoli.  La parte politica non può intervenire sui bandi. Gli uffici hanno dovuto lavorare in condizioni non semplici per carenze anche passate.

All’ordine del giorno anche la questione di Piacenza Expo, con le modifiche allo statuto della società. L’assessore al bilancio Paolo Passoni ha presentato le modifiche dal punto di vista tecnico. Non sono mancati gli interventi durante la dichiarazione di voto. Massimo Trespidi, capogruppo di Liberi auspica un ragionamento ampio sulla situazione futura: “La regione Emilia Romagna si è ritirata da Piacenza Expo e non è stato un segnale incoraggiante. La scelta del presidente Bonaccini, precedente alle elezioni regionali, di ritirare la quota della regione deve fare riflettere. La regione voleva fare un sistema fieristico incentrato su tre poli.  Credo che l’idea di avere un polo a Rimini, Parma e Bologna sia un progetto che, nel momento in cui la regione si ritira perda di consistenza e dovrebbe consentire a Piacenza Expo e ai suoi soci di guardare alla Lombardia o al Veneto. Dico questi due territori perché, in uno studio pubblicato dalla Camera di Commercio di Mestre, è stato individuato un nuovo triangolo produttivo compreso tra Milano, Treviso e Bologna che trainerà il pil in Italia. Piacenza è inserita in questo triangolo. Io credo che la fiera di Piacenza debba fare i suoi ragionamenti e considerare cosa sia più vantaggioso, gli interlocutori che possano aiutarci non mancano.

 

 

 

 

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