Corpi perduti in una città che sprofonda: la mostra di Ancarani su “Atlantide”


Quanto mi era piaciuto “Atlantide” di Yuri Ancarani lo avevo già scritto qui, in occasione dell’anteprima a Venezia. Dal 2021 a oggi, “Atlantide”, che è un film ma anche un’opera d’arte, ha girato i festival di tutto il mondo, fino ad approdare al Museum of Modern Art di New York.
Dato che bisogna farsene un’ossessione e restare ossessionati, Ancarani torna su questo film con la mostra “Atlantide 2017 – 2023”, che ha aperto il 2 febbraio al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna: un viaggio all’interno del processo di ricerca e dei materiali prodotti nell’arco di circa sei anni, prima, durante e dopo la realizzazione del film, costruendo una nuova narrazione parallela che va oltre al lungometraggio e che offre al pubblico una serie di contenuti inediti. Il racconto degli emarginati, raccolto dal regista seguendo la vita dei ragazzi dei barchini, usando (benissimo) le loro parole, prende il corpo di Daniele Barison, che può decidere se morire o rimanere in vita in un altro film.

Nella Venezia di Ancarani, la sua Atlantide, Daniele è un corpo sopravvissuto in un mondo che sta affondando, “scultura fluida” e mobile, che sfreccia leggera sul suo barchino, correndo lontano da qualcosa che ha dentro o verso qualcosa che c’è là fuori.
Torna nei filmati la Venezia psichedelica, allucinata, drogata, la visione di una città imponente e malata terminale che si staglia perfetta intorno a questo racconto di adolescenza finita, e di un mondo adulto che non esiste. L’installazione progettata intorno al documentario (che viene proiettato in versione integrale nell’ultima stanza) è fatta di luci, parole, immagini, suoni, e immerge lo spettatore nel dramma della storia anche senza raccontare tutta la storia.


In occasione di “Atlantide 2017 – 2023” (che resterà aperta fino al 7 maggio 2023) esce per Edizioni MAMbo la sceneggiatura inedita di Atlantide, adattata da Marco Alessi e Marta Tagliavia, che hanno creato un testo successivo alla realizzazione del film, nato appunto senza sceneggiatura, con dialoghi spontanei. La pubblicazione è arricchita da un testo inedito di Lorenzo Balbi e da una selezione di still del film.

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