Tornare alla Casa del Drago

 

Volevo aspettare fino alla fine di “House of the Dragon” per scriverne, ma questa ultima puntata è stata epica e quindi facciamo un punto prima del gran finale. Ci sono poche cose che amo di più della saga familiare, della tragedia e della lotta per il potere, e ovviamente ho letto tutti i libri di George R. R. Martin, e non mi strappo i capelli per le deviazioni, il finale e tutte le cose che hanno indignato i fan, e ho amato la serie HBO anche nei suoi momenti peggiori, per via di tutti quegli altri momenti.

(Magari un giorno scriverò un pezzo su tutti i momenti migliori di Game of Thrones, ma non è questo il giorno). L’ho amata così tanto che ogni volta che vedo una produzione HBO per una frazione di secondo mi aspetto questo

 

 

E quindi guardare la nuova serie che racconta (un pezzo del)la dinastia Targaryen è stato come tornare a casa: gente con i capelli platino, morti violente, incesti, tradimenti, complotti, eredi bastardi, draghi. Oops! … They Did It Again.

 

E rieccoci a Westeros, a King’s Landing, a Dragonstone, e rieccoci di fronte al Trono di Spade, a guardare la lotta per la successione di Viserys Targaryen tra la figlia Rhaenyra e tutta una serie di maschi correlati tra zii e nipoti, da bambini in fasce a lontani parenti.

In queste prime otto puntate tutto si è mosso sotto la protezione di Viserys (Paddy Considine), che da quando ha deciso di nominare Rhaenyra (Milly Alcock/Emma D’Arcy) sua erede non è mai tornato sulla sua decisione, non davanti al fratello Daemon (Matt Smith), non davanti al figlio Aegon, nato dal suo secondo matrimonio con Alicent Hightower (Emily Carey/Olivia Cooke), (ex) migliore amica di Rhaenyra, figlia del Primo Cavaliere Otto Hightower.

Al contrario: Viserys, uomo di pace, piagato da una malattia mortale, si trascina sul trono per difendere ancora il diritto della figlia e per ricompattare la famiglia intorno alla sua decisione. Ma qualcosa accade: è colpa della profezia, è sempre colpa della profezia, qui e altrove, fateci caso. La profezia è The Song of Ice and Fire, viene tramandata dai tempi di Aegon il Conquistatore, e dice che the Prince that was promised unirà il reame contro il freddo e il buio. E improvvisamente ci riporta davanti a Winterfell, in the middle of winter, with nowhere to go e con i White Walkers alle porte.

Per la profezia, per quel sogno di avere quell’erede maschio il re ha lasciato morire la sua prima moglie Aemma. Per correggere quel fatale errore ha nominato Rhaenyra sua erede: Rhaenyra sa cosa ci si aspetta da lei, sa che suo figlio potrebbe essere il nuovo Aegon il Conquistatore. Ma il re morente fa un errore fatale, scambia la moglie per la figlia, le parla del destino di Aegon, e Alicent, tra il richiamo del dovere e l’ambizione fomentata dal padre, metterà in moto il meccanismo che porterà allo scontro tra gli eredi Targaryen. Mancano due puntate al finale di stagione, prepariamoci a piangere la morte di qualche giovane Targaryen.

Aspettando la guerra, torniamo su qualche scena familiare piuttosto pazzesca:

Daemon Targaryen, secondogenito guerriero inadatto alla mediazione del trono innamorato da sempre della nipote che chiede al fratello wed her to me

(riuscirà infine a sposarla grazie a un gentlemen’s agreement con il suo primo marito Laenor Velaryon. Oltre a congiungersi tra consanguinei i Targaryen sono tipi da poche menate: facciamo il nostro dovere ma non smettiamo di divertirci per carità)

Rhaenyra che porta il figlio appena nato dalla regina Alicent che vuole controllare se almeno questo assomiglia a suo marito

 

(non gli assomiglia, no)

Viserys che minaccia Vaemond Velaryon con forze che non ha

 

(poi arriverà Daemon, re delle poche menate, a tagliare la testa al toro)

 

Ogni volta che Helaena Targaryen borbotta frasi profetiche

 

 

 

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