Verdi e Maria Callas, dall’Aida al Rigoletto a fianco del baritono piacentino Piero Campolonghi

Non cala l’attenzione di “Libertà” nei confronti della sorte di Villa Verdi a Sant’Agata di Villanova sull’Arda. E proprio lì, a Villanova, lo storico autista e factotum della Divina, il signor Ferruccio Mezzadri, è tornato a vivere. Durante uno dei nostri incontri per il mio libro “100 anni di Maria Callas. Nei ricordi di chi l’ha conosciuta” (Arcana edizioni) – che sarà presentato proprio domani sera, mercoledì 23 agosto alle ore 21.45 alla Settimana della letteratura di Bobbio (insieme ad Alberto Fermi, con filmati inediti) – Ferruccio ricordava come, in occasione di una sua visita a Villanova, la Callas arrivò sino a Villa Verdi provando un’emozione fortissima, tale al punto di chiedere di rientrare subito per “evitare di mettermi a piangere, per nostalgia verso il Maestro che non c’è più“.

Quel tipo di emozione è sgorgata, insieme a tante altre, più volte in palcoscenico e ne sono testimoni alcune registrazioni d’epoca. Meravigliose, ça va sans dire.
Tra le opere verdiane interpretate in scena dalla Callas, spicca una Aida al Teatro alla Scala, il 12 aprile 1950 davanti al presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Ma il debutto in quest’opera avvenne a Torino nel 1948. E proprio in quell’anno, il 25 aprile, al Politeama Rossetti di Trieste si  tenne l’ultima rappresentazione del melodramma La forza del destino, con la direzione di Mario Parenti.  L’anno seguente, il 1949, portò il soprano al San Carlo di Napoli per Nabucco sotto la guida del maestro Vittorio Gui.
A fare la differenza furono però I Vespri Siciliani, in apertura della Stagione scaligera il 7 dicembre 1951, sotto la prestigiosa direzione di Victor De Sabata. Da quel momento  l’ascesa di Maria fu inesorabile e si giunge sicuramente a un apice quando, il 7 dicembre 1952, la Callas inaugura la Stagione alla Scala con il Macbeth nuovamente diretto da Victor De Sabata. La messa in scena fu preceduta, nel giugno dello stesso anno, dal Rigoletto al Teatro delle Belle Arti di Città del Messico (vedi foto sopra). Da notare che, oltre al celebre tenore Giuseppe Di Stefano, nel cast c’era il grande baritono piacentino Piero Campolonghi (in foto sotto).
Parentesi: un altro cantante piacentino con cui la Callas si esibì fu il tenore Gianni Poggi – si rimembra una Gioconda di Amilcare Ponchielli diretta dal piacentino Antonino Votto nel 1952.
Il Don Carlo scaligero risale al 12 aprile 1954, in occasione dell’apertura della XXXII Fiera di Milano, con la bacchetta di Antonino Votto. Nel febbraio successivo (1955) il celebre soprano avrebbe interpretato Il Trovatore, ancora una volta diretta da Votto.
Come non citare La Traviata – in prima rappresentazione il 28 maggio 1955 – sempre alla Scala diretta da Carlo Maria Giulini (vedi immagine in evidenza). Una Violetta, quella della Callas, che ha attraversato il mondo passando alla storia, anche grazie alla sua collaborazione con grandi registi – Luchino Visconti su tutti. Ci fu poi Un ballo in maschera (nel 1957 alla Scala) diretto da Gianandrea Gavazzeni, uno dei direttori che fecero la differenza, anche (e non solo) nelle collaborazioni con Maria.
E’ solo un assaggio della straordinaria carriera della Callas, in particolare di quella parte che la vide interprete verdiana. Per saperne di più, vi aspetto domani sera a Bobbio.

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