“Mio fratello non è un terrorista: è in Egitto, gli ho detto di tornare”

23 Novembre 2018 04:24


Mio fratello non è un terrorista, da alcuni mesi è in Egitto dalla sua famiglia, l’ho chiamato per chiedergli di venire in Italia a spiegare la sua posizione”. A parlare è Mohammed, fratello di Ibraim Ahmed El Bottawi, il 23enne egiziano ricercato con l’accusa di terrorismo internazionale.
La Digos si è presentata nella sua abitazione nella tranquilla via Mischi a Piacenza all’alba di mercoledì 21 novembre, ma Ibraim Ahmed non c’era. L’appartamento è stato perquisito dagli agenti alla ricerca di materiale utile per le indagini. Il giorno seguente Mohammed ha accolto i cronisti sul pianerottolo del palazzo riferendo di essere molto arrabbiato per quanto divulgato dai media. “Non si può parlare in questo modo di una persona se le accuse non sono ancora state confermate – ha dichiarato Mohammed -. Noi siamo una famiglia normale, mio fratello è una persona tranquilla e un musulmano “medio”. Se uno va in una moschea non è detto che sia un terrorista. Siamo fratelli e ci vogliamo bene, parliamo di tante cose e so che lui non vuole fare del male a nessuno”.

La Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo ha definito Ibraim Ahmed El Battawi “un estremista islamico con una spiccata radicalizzazione, una marcata impronta antioccidentale e una particolare attrazione verso lo Stato islamico e verso la jihad”. Al momento  il 23enne non è considerato una minaccia attiva ma un anello della catena della propaganda dell’Isis in Italia e in Europa. Nelle indagini sarebbe emersa la vicinanza tra l’egiziano che viveva a Piacenza e Issam Shalabi, un 22enne connazionale arrestato a Milano mercoledì notte per terrorismo internazionale. Shalabi secondo gli inquirenti era pronto a colpire in un Paese estero.

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