Nando, i 49 fratelli, le torture e la nuova vita a Diara. Oggi aiuta il Ghana a studiare

30 Ottobre 2023 02:11

Foto di Pietro Zangrandi

A Diara di Rivergaro vive un uomo di nome Sumaila Nasiru che ha 41 fratelli e 8 sorelle. In Italia anni fa lo chiamarono Nando e da allora anche in paese tutti lo conoscono così. Lui ha 38 anni fu uno dei primi arrivi dalla guerra civile in Libia, nel 2011, quando l’accoglienza qui si chiamava solo Ferrahotel. Nel nostro Paese Nando ha imparato a leggere e oggi sensibilizza il Ghana contro la poligamia, raccomandando ogni giorno ai suoi due figli di studiare per poter avere le uniche armi che contano: quelle di una scelta possibile e mai imposta.

IL VIAGGIO TRA I MORTI

La sua storia sembra quella raccontata nel film “Io capitano” in corsa agli Oscar 2024. Nando ha attraversato il deserto a piedi (“Siamo partiti in 80 e siamo arrivati in 20, gli altri sono morti di sete o uccisi dai ladri”), è stato torturato in carcere in Libia (“Se sei nero ti arrestano subito e ti ammazzano di botte, non si può neppure accedere agli ospedali”) e poi sul barcone ha visto morire 700 persone (“Fatico ancora a parlarne, avevamo perso la rotta, c’erano bambini…”), prima della salvezza a Lampedusa per cui continua a dire grazie.

LA SECONDA VITA

Arrivato a Piacenza non se n’è mai andato e oggi lavora alla azienda agricola Ferrari di Rivergaro. “Sono persone speciali. Ho imparato anche un po’ di dialetto. Ndum a ca’. Ridiamo insieme. A chi mi chiede perché sono nero rispondo sempre con il sorriso che mia mamma mi ha lasciato troppo al sole. Non bisogna mai prendersi sul serio. Ad esempio non ho perso l’abitudine di portare pesi sulla testa, come in Ghana, è comodo. Qualcuno in giro mi fa video vedendo che trasporto così la spesa, dicono che potrei diventare virale sui social. Sorrido. Io, ogni giorno, mi dico “apri gli occhi e impara”. Si impara da tutto”.

L’OBIETTIVO

In Ghana Nando ha finanziato un pozzo per bere acqua pulita e ha costruito una moschea che diventi scuola anche di inglese per i bambini. “Mi prendono in giro perché ho una moglie sola, c’è una cultura da cambiare in un’Africa da sempre sfruttata, dove la gente viene tenuta nell’ignoranza”.

L’ARTICOLO DI ELISA MALACALZA SU LIBERTÀ

 

 

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