Festival di Cannes, al bobbiese Marco Bellocchio la Palma d’Oro d’onore

22 Giugno 2021 16:22

A Marco Bellocchio, il regista di Bobbio del “Principe di Homburg”, della “Balia”, di “Vincere” e del “Traditore”, per citare solo alcuni dei film presentati al festival, andrà la Palma d’oro alla carriera durante la serata finale del 74esimo Festival di Cannes. Bellocchio – 81 anni – presenterà anche, nella sezione Cannes Premiere, il suo nuovo atteso film: “Marx può aspettare”, un documentario dolorosamente personale in cui il regista piacentino cerca di capire retrospettivamente, umilmente, il suicidio del fratello gemello all’età di 29 anni. Una tragedia familiare dalla quale non si è mai davvero ripreso, diventata allo stesso tempo fonte di senso di colpa e di ispirazione. Mescolando estratti dei suoi film e conversazioni con i suoi parenti, Bellocchio indaga sulla figura fraterna che più o meno direttamente è dentro la sua filmografia.

“E’ stato un film impegnativo perché riguarda una storia personale – spiega il regista segnato dal suicidio del fratello gemello a 29 anni, Camillo, nel 1968 – ma non è qualcosa di patetico, tragico o nostalgico. Non è affatto nostalgico anche per il mondo in cui è fatto, si parla della mia vita personale e del mio lavoro, un film assolutamente libero. Ma è anche altro: del resto se ha interessato Thierry Fremaux per presentarlo a Cannes suppongo è perchè abbia al suo interno, sentimenti, tensioni, che non riguardano solo la famiglia Bellocchio e Bobbio”. Il regista piacentino, che sta andando avanti nella serie tv “Esterno notte, controcampo di Buongiorno notte e ancora sul sequestro e l’assassinio di Moro”, prepara anche il nuovo film “che mi interessa moltissimo: sul sequestro di Edgardo Mortara”, il bambino ebreo che nel 1858 fu allontanato dalla sua famiglia di origine per essere allevato da cattolico sotto la custodia di papa Pio IX (il progetto inseguito anche da Spielberg). Marx può aspettare si sarebbe dovuto chiamare L’Urlo “ma non rendeva lo stile che invece è leggero” . Tutto parte da una riunione familiare, dei Bellocchio superstiti al 16 dicembre 2016 . “Letizia, Pier Giorgio, Maria Luisa, Alberto ed io, Marco, le sorelle e i fratelli Bellocchio ci riunimmo, con mogli, figli e nipoti al Circolo dell’Unione a Piacenza per festeggiare vari compleanni. Io avevo organizzato il pranzo con l’idea di fare un film sulla mia famiglia, ma non avevo ancora le idee chiare. Non sapevo che cosa volevo esattamente fare. In realtà lo scopo era un altro…Fare un film su Camillo, l’angelo, il protagonista di questa storia”. Ci sarà da aspettare, dice il regista, “una riflessione sul dolore dei sopravvissuti (eravamo abbastanza sani noi fratelli per sentire dolore?), ma soprattutto sulla volontà di nascondere la verità a nostra madre, convinti che altrimenti non avrebbe sopportato la tragedia. E perciò il teatro nella tragedia. Il secondo motivo è che la morte di Camillo cade in un anno “rivoluzionario”, il 1968. L’anno della contestazione, della libertà sessuale, del maggio francese, dell’invasione della Cecoslovacchia, ma tutte queste rivoluzioni passarono accanto alla vita di Camillo, non lo interessarono. “Marx può aspettare” mi disse l’ultima volta che ci incontrammo…

Pierre Lescure, presidente del Festival di Cannes, nell’annuncio ufficiale della Palma d’Oro d’onore, sottolinea: “Marco ha sempre messo in discussione istituzioni, tradizioni, storia intima e collettiva. Con ognuna delle sue opere, quasi involontariamente, almeno il più naturalmente possibile, ha rivoluzionato l’ordine stabilito”.

LE FELICITAZIONI DELLE ISTITUZIONI – Interviene l’assessore alla cultura del Comune di Piacenza Jonathan Papamarenghi: “Un riconoscimento che rende onore non solo a uno dei più grandi registi viventi, che con le sue opere lascia un profondo segno nella storia del cinema, ma anche all’intera comunità piacentina. Questo riconoscimento è la conferma delle tante sfide che il regista piacentino ha affrontato attraverso i suoi film, scavando nel profondo, lavorando con passione e dedizione, regalando opere che appartengono alla nostra storia”. Conclude l’assessore: “Il fatto che la Palma d’oro d’onore nei 74 anni della storia del Festival di Cannes sia stata assegnata soltanto cinque volte e precisamente ai registi Clint Eastwood, Agnés Varda, Francis Ford Coppola, Bernardo Bertolucci e Manoel de Oliveira, conferma il prestigio di Marco Bellocchio e l’importanza di questo riconoscimento. Ergo, le felicitazioni più autentiche e sincere”.

“I più sinceri complimenti a Marco Bellocchio, un maestro del cinema internazionale. Si tratta di un riconoscimento prestigioso e meritatissimo, che ci riempie di orgoglio, perchè va a premiare un regista emiliano-romagnolo intimamente legato alla sua terra, e a Bobbio in particolare”: così il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’assessore regionale alla cultura Mauro Felicori.

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