Nuovo digitale, le tv locali: “Penalizzate, serve un unico switch-off a giugno 2022”

01 Luglio 2021 06:00

Cambiano le tecnologie e la tv si aggiorna, ma il passaggio al digitale terrestre di seconda generazione naviga nel caos normativo. Le leggi di bilancio 2018 e 2019 prevedono un riassetto generale del sistema televisivo italiano con l’obiettivo, imposto dall’Unione Europea, di dismettere la banda 700 (che verrà destinata alle telecomunicazioni), passando entro giugno 2022 ad un nuovo sistema trasmissivo denominato Dvb-T2/Hevc. Il cambio avverrà con uno switch-off graduale: lo spegnimento delle attuali frequenze delle tv locali dovrebbe avere inizio il 1° settembre di quest’anno nelle regioni del nord Italia, mentre per le tv nazionali lo spegnimento della maggior parte delle attuali frequenze è previsto a partire dal 1° aprile 2022. Una migrazione dilatata nel tempo che riguarda da subito le tv locali – obbligate a vivere un periodo di transizione con un formato di trasmissione temporaneo – mentre le nazionali continueranno ad essere viste con gli attuali televisori fino alla prossima primavera. Nel frattempo le tv locali parteciperanno ai bandi regionali per ottenere i nuovi spazi di trasmissione offerti dai nuovi operatori di rete. Per quanto riguarda Telelibertà il termine previsto dal piano del Ministero per il passaggio alla nuova tecnologia è fissato al 31 dicembre 2021.

Un cambiamento tecnologico che porta con sé vantaggi – come ad esempio il supporto ad una maggiore risoluzione che arriva fino all’8K e un segnale più pulito – ma di contro la necessità per i cittadini di dotarsi di un televisore compatibile o di un decoder per continuare a vedere i programmi. Ma non solo. La transizione tecnologia diluita nel tempo – a differenza del precedente switch-off da analogico a digitale del 2010 avvenuto per tutte le tv, nazionali e locali, in un unico momento – comporta condizioni sfavorevoli per le emittenti locali che si troverebbero ad affrontare una fase transitoria incerta nelle tempistiche e mutevole nelle tecnologie. Con conseguenti svantaggi per l’utenza finale.

“Non appare tecnicamente possibile attribuire le numerazioni Lcn (il numero di canale associato a ogni emittente) in tempo utile per l’avvio al 1° settembre della transizione del comparto televisivo locale nel Nord Italia – spiega l’avvocato Marco Rossignoli, coordinatore di Aeranti-Corallo, l’associazione che riunisce le circa 600 emittenti locali sparse su tutto il territorio nazionale -. Infatti è necessario tener conto dei tempi per la presentazione delle domande (almeno 30 giorni) e dei tempi per la formazione delle graduatorie di assegnazione”.

Dilatazioni temporali che – assieme alla necessità di utilizzare temporaneamente il formato video Mpeg4 in attesa di quello definitivo Hevc dal giugno 2022 – comporterebbero enormi danni per le tv locali, molte delle quali non sarebbero più in grado di trasmettere. A creare ulteriore incertezza, secondo Aeranti-Corallo, c’è anche il pressing sulla politica da parte delle grandi emittenti nazionali affinché non siano obbligate ad adottare il nuovo standard trasmissivo, imposto peraltro dall’Europa, creando di fatto uno svantaggio competitivo per le tv locali per le quali non si creerebbero sufficienti spazi di trasmissione e, di conseguenza, obbligandone almeno un terzo, se non la metà, al black-out definitivo.

“Occorre poi considerare i tempi per il completamento delle assegnazioni dei nuovi diritti di uso delle frequenze ai nuovi operatori di rete e per la realizzazione materiale delle relative reti – prosegue Rossignoli -. Per ovviare a tutte queste criticità – si renderebbe opportuna, a parere di Aeranti-Corallo, una ridefinizione della roadmap”.
Secondo l’associazione delle emittenti locali l’unica soluzione che appare percorribile è quella di prevedere un passaggio alla tecnologia Dvbt-2/Hevc simultaneo sull’intero territorio nazionale – sia dell’emittenza televisiva locale che di quella nazionale – tra aprile e giugno 2022, o addirittura, tra settembre e dicembre 2022, se ne emergesse la fattibilità in sede europea.

“In questo modo – ha proseguito Rossignoli – si realizzerebbe uno switch-off unico e l’utenza sarebbe incentivata all’acquisto dei nuovi televisori e dei nuovi decoder idonei alla ricezione Dvbt-2/Hevc, per poter continuare a ricevere l’intera offerta televisiva terrestre”. Una operazione commerciale importante, che coinvolge qualcosa come 30 milioni di televisori potenzialmente destinati alla rottamazione o alla integrazione con il decoder, per la quale il governo ha previsto un bonus fino a 50 euro riservato alle famiglie con un Isee fino a 20mila euro.

Con la proposta di Aeranti-Corallo il passaggio sarebbe in una unica fase per tutti, sia cittadini che emittenti, senza alcun passaggio intermedio alla tecnologia Mpeg4. “Sarebbe, infatti, incomprensibile un doppio passaggio tecnologico a distanza di poche settimane – spiega ancora Rossignoli – che genererebbe una riduzione degli spazi per l’emittenza locale, senza alcun vantaggio per l’utenza”.
L’obiettivo della richiesta è quindi orientato sia alla ottimizzazione dei tempi tecnici per le emittenti, che alla miglior soluzione per gli utenti finali, che potrebbero quindi approcciarsi all’acquisto di apparecchi con tecnologia definitiva e con la possibilità di usufruire di eventuali promozioni commerciali e di forme di contribuzione per il sostegno all’acquisto dei nuovi decoder e televisori. L’appello è quindi rivolto al Ministero dello Sviluppo Economico affinché “faccia al più presto chiarezza sulla tempistica e sulle modalità della transizione alla luce di tutte le criticità, al fine di permettere alle imprese televisive locali di organizzarsi al meglio per affrontare il passaggio al digitale televisivo terrestre di seconda generazione”.

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