Top 500 Piacenza, il meglio delle imprese: “Aumentano fatturato e investimenti”

21 Aprile 2022 22:00

I magnifici quattro sono ottimismo, coraggio, competenze e flessibilità. Dopo gli scossoni degli ultimi anni il mondo imprenditoriale piacentino, ma non solo, è da queste quattro attitudini che deve ripartire. Si richiede fiducia, ma ponendo attenzione a non lasciarsi andare a facili entusiasmi; si invita a sognare il cambiamento, senza però scordare il pragmatismo che si richiede quando si parla di economia in tempi incerti come quelli di oggi. È questa la sintesi estrema del ricco menu servito dalla tavola rotonda “Bilanci e performance delle prime 500 aziende del piacentino”, evento conclusivo di “Top 500 Piacenza”, l’iniziativa di Editoriale Libertà con Confindustria Piacenza, PricewaterhouseCoopers (PwC), Università Cattolica del Sacro Cuore e Crédit Agricole.

Allo Spazio Le Rotative, gli ospiti prima dell’incontro avevano in mano la rivista edita da Libertà. “Oltre cento pagine che raccontano il bello delle nostre aziende – ha affermato Alessandro Miglioli, vicepresidente dell’editoriale che ha fatto gli onori di casa – capaci di resistere e di modificare il proprio business in questo periodo segnato dalla pandemia e dalla terribile guerra di fianco a casa nostra, che oltre a massacri comporta problemi per le nostre economie”.

Due dati ha voluto ricordar Miglioli. “Nel secondo semestre 2021 le aziende piacentine si sono riprese, il fatturato è cresciuto di quasi il 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e gli investimenti sono aumentati del 33%. Numeri che significano capacità, voglia di fare, ottimismo”.

Da qui, dall’ottimismo, parte Nicoletta Bracchi, direttore di Telelibertà, nello stimolare gli ospiti al confronto: non prima di avere mostrato due interviste in cui la docente dell’Università Cattolica Carlotta D’Este riflette su alcuni indicatori che parlano di un territorio che, sia pure con difficoltà, ha saputo tenere la barra diritta. “In particolare  – sottolinea – l’industria chimico farmaceutica e il comparto agroalimentare, che hanno avuto un incremento del fatturato rispettivamente del 6,7% e del 4,3%”.

Detto che le 500 aziende sono state inserite fra le Top in base al fatturato, alla redditività, al rischio finanziario e alle imposte che versano e che il focus è stato posto su sei settori (meccanica e terziario, i più rappresentati, quindi logistica, agroalimentare, chimica ed edilizia), Nicola Madureri, partner PricewaterhouseCoopers Italia, ha individuato “nell’eterogeneità delle aziende del nostro territorio una delle regioni che hanno consentito di non affondare. Se il comparto ha tenuto lo si deve agli imprenditori di Piacenza – dice – in grado di mettere in sicurezza le loro aziende contro il Covid, ma anche sotto il profilo economico e finanziario. Gli effetti pandemici hanno scoperchiato le inefficienze infrastrutturali, ma sono anche stati lo stimolo per una rincorsa alla digitalizzazione, necessaria per restare sul mercato”.

La crisi dovuta al Covid ha premiato chi ha saputo trovare nello shock lo spazio di un’opportunità. Lo dice Francesco Rolleri, presidente di Confindustria Piacenza. “Vedo aziende trasformate – racconta – migliorate grazie al Covid. In tre settimane ci si è riorganizzati per fare lavorare le persone da casa. Se me lo avessero detto prima del Covid, avrei pensato che per farlo ci sarebbero voluti anni. E benché ora si stia tornando in presenza, quel passo è stato fatto e sarà un vantaggio anche in futuro”.

Fino a qui la fotografia di ciò che è stato, ma partendo dai dati di fine 2020 la tavola rotonda si è calata nell’attualità, cogliendo anche alcune criticità. Una di queste giunge per voce di Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica, che pone l’allerta sul fattore umano. “Sempre prima ormai, appena finite le lauree magistrali i nostri studenti migliori sono richiesti dalle aziende perché sono loro i talenti del futuro. Sono però sempre meno, anche per la crisi demografica. Quella delle risorse umane efficienti sta diventando una risorsa scarsa al pari del grano che arriva dall’Ucraina”. Conferma e aggiunge Rolleri: “Se le professionalità elevate qui a Piacenza sono scarse dipende anche dalle scelte compiute quando ci si orienta negli studi”.

Fellegara, confortata anche dal vicepresidente di Confidustria Claudio Bassanetti, si è soffermata poi sul Pnrr. “È un piano da non guardare soltanto come un salvadanaio – afferma – si tratta di un’opportunità per riscrivere un contratto sociale che si basa sulle relazioni che si sono deteriorate negli ultimi anni”. Ecco perché c’è un altro termine che Fellegara usa per indicare la strada verso un futuro migliore. Quella parola è coesione.

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