“Comune pronto a registrare i figli di coppie Lgbt, ma freno dal governo”. Il no di FdI

04 Aprile 2023 18:21

“Gli uffici sono pronti, ma ora bisogna capire cosa succede a livello nazionale”. Dall’insediamento dello scorso luglio, l’amministrazione comunale guidata da Katia Tarasconi ha avviato l’iter per predisporre il riconoscimento dei figli di famiglie omogenitoriali, cioè coppie omosessuali che fanno ricorso a tecniche di procreazione. È l’assessore alle pari opportunità Serena Groppelli a spiegare che “il procedimento tecnico riguardante gli uffici all’anagrafe è stato completato proprio in questi giorni, i dipendenti comunali sono formati e pronti a garantire questo diritto, purché non sia solo un passaggio simbolico”. A preoccupare la giunta, infatti, sono le recenti istruzioni impartite dal governo italiano al Comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali. “Adesso occorre approfondire con la prefettura la fattibilità della registrazione – aggiunge Groppelli – a fronte della circolare emanata verso il capoluogo lombardo che rischia di trasformarsi in un principio generale. Serve una legge chiara in tutto il contesto nazionale”.

Il provvedimento indirizzato a Milano fa riferimento alla legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita, consentita in Italia solo a coppie eterosessuali, precisando che la registrazione dell’atto di nascita non è consentita per i minori nati da persone dello stesso sesso, ad esempio i figli di due padri che hanno fatto ricorso – dove consentito – alla maternità surrogata o quelli di due madri che si sono affidate alla procreazione assistita all’estero. La giunta Tarasconi, però, auspica di ottenere il via libera – inevitabilmente legato a un dibattito nazionale – per il riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali.

Ad andare nella direzione opposta, nel frattempo, sono i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Gloria Zanardi, Sara Soresi e Nicola Domeneghetti che hanno presentato una risoluzione in cui invitano l’amministrazione a “manifestare il proprio intendimento a non consentire la registrazione all’anagrafe del Comune di Piacenza di minori nati da coppie omogenitoriali tramite la pratica della maternità surrogata”, nonché a indicare “il proprio sostegno rispetto a una futura iniziativa di legge che sia finalizzata a rendere questa pratica reato universale per la legge italiana” perché – aggiunge FdI – “l’acquisto, la vendita o l’affitto del corpo umano sono fondamentalmente contrari al rispetto della sua dignità”.

Va ricordata la recente vicenda che coinvolge due coppie piacentine e i loro figli nati con fecondazione assistita: un lungo contenzioso legale per far riconoscere dal Comune – senza successo – il loro legame genitoriale. Una battaglia importante per l’associazione “Famiglie arcobaleno”, che – tramite la referente locale Martina Figoni – torna a motivare la necessità di riconoscimento dei figli di famiglie omogenitoriali anche a Piacenza: “Oggi i bambini con due mamme possono essere registrati subito all’anagrafe con la sola partoriente. Sul documento da compilare in ospedale si è costretti a dichiarare il falso, ovvero che esiste un padre mentre si è fatta una procreazione medicalmente assistita con un donatore di seme. Nel caso invece di certificati esteri con due papà, i minori non vengono riconosciuto all’anagrafe e non hanno accesso a documenti, assistenza sanitaria o servizi pubblici come cittadini italiani, finché il tribunale competente, che può impiegare fino a un anno, non si esprime sulla situazione specifica. Il genitore non riconosciuto può certamente accompagnare i figli a scuola, dal pediatra o in vacanza, ma solo umiliandosi e portando con sé una delega scritta da parte del genitore riconosciuto, al pari di una babysitter o di un vicino di casa. Per fare le vaccinazioni o in caso di gravi problemi di salute – prosegue Figoni – il genitore riconosciuto non può delegare nessuno ed è l’unico che può firmare un consenso informato, magari per salvare la vita al figlio. I minori non hanno diritto ad essere mantenuti dal genitore non riconosciuto, né alla sua eredità e a quella dei nonni. Se il genitore riconosciuto muore i bambini diventano adottabili, quando nella realtà hanno già un altro genitore”.

IL SERVIZIO DI THOMAS TRENCHI:

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