Con la chiusura del negozio inizia l’odissea Inps: “Ora chiedono 23mila euro”

23 Maggio 2024 02:57

Aurelia Maggio

Negozio e partita Iva chiusi, ma per l’Inps deve pagare oltre 23 mila euro di contributi.
La spiegazione data dalla direzione dell’Istituto dice: “Il tempo intercorso non consente di apportare modifiche alla posizione previdenziale”.

È questa la situazione surreale in cui si trova Aurelia Maggio, commerciante piacentina che nel 2008 ha chiuso la sua attività di abbigliamento, dichiarando inattiva la partita Iva. Quattro anni dopo anche questa è stata chiusa.

A novembre 2016, tuttavia, Maggio si vede recapitare a casa un faldone di Equitalia: all’interno l’ingiunzione di pagamento per i contributi non versati dal 2008 al 2016. In sintesi: un conto da circa 40mila euro.

“Nel gennaio 2020 mi arriva un’altra comunicazione in cui vengo informata che dal computo sono stati tolti i contributi degli anni fra il 2012 e il 2016 – continua la cittadina – ma il resto deve essere saldato”. Parliamo di circa 23mila euro.

La battaglia di Maggio prosegue: si rivolge a un legale, intanto le viene consegnato un preavviso di ipoteca sulla casa di cui è proprietaria e le viene pignorato il conto corrente.

“Ho trasmesso all’Inps un’istanza di autotutela – spiega l’avvocato di Maggio, Cristina Rastelli – mi è stato risposto testualmente che si conferma il precedente provvedimento di cancellazione in quanto il notevole lasso di tempo intercorso non consente di apportare ulteriori modifiche sulla posizione previdenziale”.

L’avvocato Cristina Rastelli

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