Cento giorni di Covid in pronto soccorso: “Sirene e sguardi di terrore”

31 Maggio 2020 04:00

“In pronto soccorso c’era una stanza dove accedevano i pazienti Covid in fin di vita. Quelli che, probabilmente, non avrebbero sconfitto il virus. Quando dovevo entrare lì, avevo i brividi”. Parte da questa immagine il ricordo di Davide Bastoni, medico specialista in medicina d’urgenza all’ospedale di Piacenza, nel ripercorrere i cento giorni di epidemia da Coronavirus. Oltre tre mesi di dolore e speranza, cominciati lo scorso 21 febbraio con il primo contagio registrato nel nostro territorio. “Non dimenticherò mai i corridoi del reparto pieni di letti e concentratori di ossigeno – racconta Bastoni a cuore aperto -. In quei momenti iniziali di allerta le persone mi chiedevano quale sarebbe stato il loro destino. Li guardavo negli occhi, cercavo di comunicare parole confortanti. Non era semplice, per nulla. Anche perché non ho mai visto così tante insufficienze respiratorie in così poco tempo”. Cento giorni di epidemia scanditi da turni massacranti: “Dodici ore di notte, interminabili – spiega Bastoni – fra i pazienti da gestire e i nuovi ricoveri in arrivo. Il primo sospiro di sollievo l’ho tirato intorno a Pasqua, quando ho capito che i casi di positività stavano diminuendo davvero. Ma ora è fondamentale la collaborazione della cittadinanza, attraverso l’uso della mascherina e il rispetto del distanziamento sociale”.

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