Fiorenzuola, cassiera presa a pugni nel market. Solo un 19enne corre ad aiutarla

03 Maggio 2024 02:35

Una cassiera in una foto di repertorio

L’orario è quello di punta per ogni supermercato. Sono le 18. Ci sono tante persone, famiglie, soprattutto. Tra gli ultimi clienti a una cassa si accoda un ragazzo, sui venticinque anni. Indossa una tuta nera. La cassiera lo nota perché fa caldo eppure lui indossa una cuffia e ha anche il cappuccio alzato. Ciondola su se stesso, parla a bassa voce, come se si rivolgesse a una voce che è tutta nella testa. Lei capisce che si trova in stato alterato, e si limita a dirgli il costo di quanto acquistato. Lui però, dopo aver pagato, inizia a urlare, gesticola. Finirà, per lei, con un pugno in faccia alla cassiera, sangue, e corsa al pronto soccorso.

Ad aiutarla, Nikolas Dierna, 19 anni: vive a Fiorenzuola, lavora in un negozio di arredamento a Cortemaggiore ma il suo sogno è entrare nell’Arma, diventare carabiniere. “Nessuno la aiutava, erano tutti impietriti. Lei sanguinava, aveva un occhio già gonfio… Sinceramente spero solo che il mio gesto sia servito da lezione a tutti gli uomini che erano lì e non hanno aiutato quella donna in evidente difficoltà”.

La cassiera, prima di essere accompagnata al pronto soccorso dal suo capo, ha subito ringraziato il ragazzo: “Vorrei invitare tutti a non voltarsi mai dall’altra parte e ad essere invece come Nikolas, perché chiunque può trovarsi in difficoltà. È stato frustrante vedere tanti occhi intorno e poche mani. Io ero davvero preoccupata che quella persona, con problemi psichiatrici conclamati, potesse fare del male ai bimbi presenti”.

Il giovane è stato identificato e denunciato dai Carabinieri intervenuti sul posto. La donna ha incontrato ieri il sindaco di Fiorenzuola Romeo Gandolfi per capire come si potesse arginare il rischio. Secondo quanto è stato possibile apprendere, l’aggressore sarebbe stato sottoposto negli anni a più trattamenti sanitari obbligatori, ma senza risultato.

Lo stesso sindaco Gandolfi ha contattato per cercare una soluzione sia i Carabinieri sia ilCentro di salute mentale, che a sua volta ha contattato la Rems (Residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza), ma non ci sono posti disponibili.

L’ARTICOLO DI ELISA MALACALZA SU LIBERTÀ

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