Opera, il centro di ricerca scientifica per un’agricoltura ecosostenibile

11 Luglio 2021 00:00

Nata in piena Pandemia l’azienda ha concentrato le proprie ricerche su fitosanitari e biostimolanti

La terza edizione dell’Osservatorio del mondo agricolo intitolato “La riscoperta dell’agricoltura nella youth economy” ha recentemente fotografato la ritrovata attenzione dei più giovani verso la terra e il suo ruolo come fonte non solo di cibo ma anche di opportunità di lavoro e fare impresa. Questo nuova sintonia con il settore agricolo coincide con un momento storico in cui un asset così strategico è caratterizzato da un grande dinamismo probabilmente stimolato dalle sfide globali che lo interessano: il cambiamento climatico, una domanda sempre crescente, nuove dinamiche socioeconomiche e l’attenzione dei consumatori verso i temi della sostenibilità sono solo alcune delle ragioni che hanno spinto aziende, operatori e istituzioni a trovare risposte alle necessità di cambiamento.

A raccogliere una delle tante sfide ci hanno pensato dei giovani ragazzi della bassa lodigiana che durante la primavera 2020, in piena pandemia, hanno avviato una nuova attività spinti dalla voglia di contribuire allo sviluppo di prodotti e tecnologie per l’agricoltura che aiutino le aziende a creare valore rispettando le istanze del mercato. Questo desiderio di essere protagonisti del cambiamento prende il nome di Opera, centro operativo che vuole favorire l’innovazione in ambito agrofarmaceutico, con focus sui prodotti fitosanitari e biostimolanti, testando letteralmente sul campo i prodotti in via di sviluppo per valutarne l’efficacia e l’impatto su salute e sicurezza di operatori, consumatori e ambiente.

Davide Pagella, poco più che trentenne ma con già tanti anni alle spalle in campo agricolo, è co-fondatore di Opera e ricopre il ruolo di responsabile delle prove di campo, coordinando tutte le attività operative e guidando un team che oggi vede già 4 persone all’attivo. “Le aziende produttrici di fitosanitari sono sempre più interessate, più che spinte dagli obblighi normativi, a provare le loro idee sul campo” sostiene Pagella “perchè sanno che formulazioni più raffinate permettono di ridurre la quantità di prodotto impiegato garantendo livelli di efficienza pari o superiori, mettendo così gli operatori  in condizione di offrire a loro volta prodotti sempre più salubri e sicuri la cui produzione non impatta sull’ecosistema”.

Ma l’obiettivo di Opera è ancora più ambizioso, “noi vogliamo supportare l’innovazione facendo innovazione” continua Davide “stiamo investendo in ricerca e sviluppo per progettare e realizzare strumenti e tecnologie sempre migliori ed efficienti per lo svolgimento di tutte le attività previste, tutto per migliorare la precisione dei dati, la qualità dei prodotti in via di sviluppo e la salvaguardia della sicurezza di persone e ambiente”.

Tutto questo è stato reso possibile anche grazie al supporto di un’importante realtà con una consolidata esperienza nella consulenza regolatoria, Vitalia Regulatory and Research, azienda piacentina di respiro internazionale che affianca le aziende produttrici di fertilizzanti, biostimolanti, biocidi e PMC nei delicati adempimenti previsti dalle normative italiane e comunitarie e propedeutici all’immissione in commercio di nuovi prodotti.

Vitalia sin da subito ha deciso di investire nel progetto mettendo a disposizione di Opera know-how e visione strategica, aiutandola a definire un percorso di crescita allineato con le esigenze del mercato. “L’anno prossimo entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo in tema di fertilizzanti che rivoluziona la disciplina dei biostimolanti” sottolinea Stefano Jondini, responsabile commerciale di Vitalia Regulatory and Research.

I biostimolanti non apportano nutrienti alle colture (come i fertilizzanti) o agiscono contro i parassiti (come i pesticidi), ma stimolano i processi naturali e aiutano le piante ad assimilare ciò che il terreno fornisce loro e a rinforzarsi “e dal 2022 non sarà più sufficiente dimostrare che un biostimolante non contiene determinate sostanze nocive, sarà necessario dimostrarne l’efficacia per poterlo commercializzare!”. Opera quindi, continua Jondini “ci offre la possibilità di offrire ai nostri clienti le risposte di cui hanno bisogno per poter immettere sul mercato prodotti sicuri ed efficaci”.

Un anno e mezzo dopo l’apertura della società sono già diverse le aziende che si sono rivolte a Opera, che può anche vantare prestigiose collaborazioni come quella avviata con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, grazie alla fiducia accordata dai Professori Trevisan (Preside della Facoltà di Agraria), Puglisi e Lucini che hanno visto in questo gruppo di giovani un potenziale contributo per un’agricoltura più attenta e sostenibile.

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