L’Italia è il Paese europeo che consuma meno risorse, una analisi illustrata

20 Luglio 2021 02:00

L’Italia è il Paese più virtuoso dell’Unione europea nel consumo di risorse pro-capite. Eurostat ha recentemente pubblicato le rilevazioni del consumo nazionale di risorse che nel 2020 all’interno dell’Unione europea si è attestato sulle 13,4 tonnellate pro-capite, in netta discesa rispetto alle 15,4 tonnellate del 2000. La composizione di queste risorse è eterogenea. I minerali non metallici costituiscono circa il 52% dei consumi nel 2020, seguiti dalla biomassa con 24%, i combustibili fossili con 18% e infine la materia prima metallica con il 5%.

Cosa si intende per “consumo nazionale di risorse”

La definizione sul sito dell’Eurostat, per i più curiosi, è consultabile digitando “DMC”, ovvero “Domestic material consumption”. In italiano significherebbe “consumo interno di risorse” e misura l’ammortare complessivo di risorse utilizzate direttamente da una economia. Viene misurato come quantità di materie prime estratte dal territorio nazionale, sommando quelle importate e togliendo quelle esportate. Una sorta di bilancia del consumo di risorse naturali da parte di una economia nazionale che, teoricamente, potrebbe permettere di comprendere le abitudini e le attitudini di un sistema più o meno rispettoso dell’ambiente (o semplicemente di una economia basata maggiormente sui servizi piuttosto che sulla lavorazione di materie prime).

Consumo di risorse nell’Unione europea

La media parla di 13,4 tonnellate pro capite ma, trattandosi di una media, non rispecchia le differenze nel consumo di risorse registrate di Paese in Paese, piuttosto ampie considerando gli estremi. L’economia in testa per consumo pro-capite è la Finlandia con oltre 31,35 tonnellate a persona, quella in fondo alla classifica (quindi più “virtuosa”) è proprio l’Italia con 7,45 tonnellate. Quasi quattro volte in meno.

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Seguono nell’ordine la Romania con 29,1 tonnellate, l’Estonia con quasi 27,68 tonnellate e la Svezia con circa 25. Tra le più virtuose, dopo l’Italia, si trova la Spagna con 8,14 tonnellate, i Paesi bassi con 8,5 e la Grecia con 8,88 tonnellate. Nel grafico seguente è possibile osservare l’andamento anno per anno, dal 1995 in poi, del consumo pro-capite di risorse. Utilizzando il menù si possono visualizzare i Paesi più “virtuosi” oppure quelli che assorbono più materiali.

Come si potrà notare anche dall’andamento dinamico e aggiornato annualmente del grafico precedente, l’Italia si è (quasi) sempre trovata nella metà superiore di questa classifica. Uno dei Paesi più parsimoniosi, costantemente sotto la media dell’Unione europea presa nel suo complesso.

In Italia il consumo di risorse è crollato dopo il 2011

Sebbene i valori siano sempre stati relativamente bassi, osservando l’ultimo grafico è lampante l’anno in cui il dato italiano si distacca fortemente dalla dinamica della media europea del consumo di risorse, il 2011. Nel periodo precedente, infatti, il dato italiano seguiva a distanza ma pedissequamente la curva europea, per poi prendere la propria strada e staccandosi, puntando verso il basso. Una riduzione nel consumo dei materiali più profonda rispetto a quella registrata dagli altri Paesi europei. Se da una parte l’economia italiana potrebbe aver intrapreso una strada più virtuosa, limitando il consumo delle risorse in maniera più efficiente rispetto a quanto fatto dai partner europei, ci potrebbe essere una spiegazione più immediata: nel 2012 il Pil italiano scese del 2,4%, nel 2013 dell’1,9%. Di seguito si propone il grafico dell’andamento del consumo delle risorse in Italia suddiviso per tipologia, integrandolo con l’andamento del Prodotto interno lordo (la linea nera). Quando la curva flette (recessione) il consumo di materiali risponde contraendosi, una dinamica molto evidente  tra il 2008 e il 2009 e nel 2020 (la crisi del Covid).

La relazione pare ancora più evidente comparando l’andamento dei consumi di risorse con il Pil pro-capite [non è stato utilizzato il Pil a prezzi correnti ma quello con valori concatenati e anno 2015 di riferimento, ndr]. Tra queste due serie si registra una correlazione positiva rilevante, anche se non fortissima (0,58), il che potrebbe confermare l’ipotesi iniziale: ad una caduta del Pil corrisponde anche un consumo di risorse ridotto e la forte caduta del Pil registrata dall’Italia nell’ultimo decennio potrebbe aver contribuito a portarla in testa alla classifica dei Paesi più virtuosi.

In una sua analisi, tuttavia, Eurostat dissente. L’Italia avrebbe infatti ridotto il proprio consumo di materiali tra il 2000 e il 2020 del 3,5%, a fronte di un Pil contrattosi “solo” dello 0,3%, quindi tagliando i proprio consumi in misura decisamente superiore alla caduta del Pil. Una visione che non tiene conto della dinamica anno per anno ma del risultato raggiunto tra il 2020 e il 2000 presi di per sé. La matematica non è una opinione, la relazione tra variabili spesso lo è. Libera – per così dire – interpretazione.

L’Italia si trova anche tra i Paesi che importano meno risorse in rapporto alla popolazione, limitandosi a meno di 5 tonnellate per persona. Spicca il Lussemburgo che, condizionato dalla dimensione contenuta del campione, supera addirittura le 30 tonnellate di materiale pro-capite.

 

 

Nel confronto con gli altri Paesi europei, non necessariamente appartenenti all’UE, l’Italia è anche uno dei Paesi che estrae la minor quantità di risorse utilizzate dal proprio territorio (ed è quindi dipendente dalle importazioni in misura maggiore). In questo campo spicca ovviamente la Norvegia grazie alle ampie riserve di combustibile fossili che può vantare nel suo territorio mentre la Romania domina sul fronte dei minerali non metallici.

 

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