Anche l’idrogeno inquina, se ricavato da combustibili fossili

24 Agosto 2021 06:00

In breve:

  • Isolare l’idrogeno potrebbe non essere poi così ecologico e sostenibile
  • Le metodologie di estrazione sono le più disparate, alcune coinvolgono combustibili fossili
  • Perché preferire l’idrogeno verde a quello grigio e blu (e soprattutto cosa significano questi colori)

Domenica 22 agosto è apparso sul Guardian un articolo che pone grossi interrogativi sulla corsa all’idrogeno, quella che potrebbe essere una delle fonti energetiche predominanti in un futuro a zero emissioni. Lo fa sottolineando un aspetto spesso dimenticato: l’idrogeno non si compra al supermercato, va isolato partendo da altre sostanze, non necessariamente a loro volta pulite e sostenibili. Perché se è vero che la formula chimica della molecola è sempre la stessa, l’idrogeno che viene ricavato dall’uomo si presenta in diverse qualità, ognuna di un “colore diverso”.

Il piano sull’idrogeno del Regno unito potrebbe avere qualche problema

Il Guardian denuncia il fatto che, forse, il piano per l’idrogeno del governo inglese potrebbe non essere poi tanto amico dell’ambiente. Secondo una analisi sulla base di dati forniti dal governo, infatti, risulta che i ministri abbiano in programma di utilizzare sia idrogeno blu che idrogeno verde per rimpiazzare il gas fossile nelle fabbriche, nelle raffinerie e nel riscaldamento. Il problema sarebbe proprio legato al primo, l’idrogeno blu. Quest’ultimo, estratto dal gas fossile, rischierebbe infatti di emettere fino a 8 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno entro il 2050. Più precisamente, utilizzare esclusivamente l’idrogeno blu per rimpiazzare i gas fossili porterebbe ad una emissione di anidride carbonica compresa tra i 6 e gli 8 milioni di tonnellate ogni anno in prossimità del 2030, che poi sarebbe l’equivalente di mettere in circolazione 1,5 milioni di auto a combustibile fossile in più sulla strada ogni anno da qui al 2050.

Sì, ma cosa sarebbe questo idrogeno blu?

Non è il colore con cui si presenta l’idrogeno e nemmeno una sua diversa formula chimica. Si tratta della qualità dell’idrogeno, ovvero come l’elemento chimico è stato estratto ed “isolato”, per poi essere utilizzato come fonte di energia. L’idrogeno, come ormai è risaputo, è l’elemento più presente nell’universo. Sulla Terra però non lo si trova subito nella sua forma gassosa, è necessario ricavarlo da altre sostanze chimiche attraverso i processi più disparati. Le tipologie di idrogeno più diffuse sono essenzialmente tre, quello grigio, quello blu e quello verde. Inutile dire che quello grigio rappresenti un processo più inquinante rispetto al verde e il blu invece una via di mezzo.

L’idrogeno grigio, estratto direttamente dai gas fossili

È la seconda “varietà” di idrogeno più inquinante, dopo quello che è stato classificato come “nero” (estratto dalla combustione del carbone). L’idrogeno grigio viene ricavato dal gas fossile (gassificazione della lignite), con emissione nell’atmosfera dell’anidride carbonica separata dall’idrogeno. Un metodo altamente inquinante in quanto coinvolge combustibili fossili e, soprattutto, rilascia tutti gli scarti di produzione nell’atmosfera.

L’idrogeno blu, che prova ad essere più sostenibile

L’idrogeno blu, il protagonista dell’articolo del Guardian, non si distacca molto dal suo predecessore. Anche in questo caso viene ricavato da combustibili non rinnovabili, tuttavia aggiunge al processo un ulteriore passaggio. L’anidride carbonica che si viene a formare nel processo non viene rilasciata direttamente nell’atmosfera quanto catturata e stoccata, solitamente nel sottosuolo, in modo tale da renderla “innocua” per l’aria che respiriamo. In quest’ultimo passaggio si nasconde la criticità maggiore. “Questo metodo non riesce ancora a catturare tra il 5% e il 15% dell’anidride carbonica”, segnala il Guardian. “Le emissioni di carbonio sono inoltre rilasciate quando il gas fossile viene estratto dal petrolio o dai giacimenti di gas”. Insomma si tratterebbe di un metodo estremamente laborioso e poco efficiente. Nel suo rapporto dedicato all’Idrogeno, Irena (l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili)  scrive che “l’idrogeno blu è stato proposto come una soluzione di passaggio in attesa che il costo della produzione di idrogeno da fonti rinnovabili si riduca”. Ne vengono sottolineati però anche gli aspetti negativi. “Su larga scala, la questione critica è assicurare che tutti i progetti che producono idrogeno includano la tecnologia di cattura e stoccaggio della CO2 dall’inizio”.

Idrogeno verde, ultimo ma di certo non per importanza

C’è poi l’ultima tipologia di idrogeno, quella a cui tutte le speranze di un futuro a zero emissioni aspirano, l’idrogeno verde. Come dice anche il colore scelto, questo metodo di “estrazione” dell’idrogeno è a zero emissioni, prevedendo l’impiego del processo di elettrolisi dell’acqua. Con l’elettrolisi si scompone l’acqua – abbondante  in natura e soprattutto decisamente più sostenibile rispetto ai combustibili fossili – in idrogeno e ossigeno, “semplicemente” sfruttando l’energia elettrica (preferibilmente prodotta da fonti rinnovabili) e immettendola direttamente in un contenitore di acqua. Con questo metodo le molecole d’acqua vengono “scisse” formando idrogeno (H2) e ioni idrossido (OH- negativo). Un metodo che, tra i suoi vantaggi, ha la totale assenza di emissioni nocive. Ma anche un costo decisamente più elevato rispetto alle altre due varietà, addirittura potenzialmente quattro o cinque volte superiore a quello grigio.

Un video che mostra graficamente il processo di elettrolisi per ricavare l’idrogeno”

Un problema che solo il tempo (e il progresso) potranno risolvere

L’Agenzia internazionale dell’energia, Iea, afferma che il costo della produzione di idrogeno da fonti rinnovabili potrebbe scendere anche del 30% da qui al 2030, come risultato di una riduzione del costo delle energie rinnovabili stesse e dell’aumento della produzione e domanda di idrogeno (che comporterebbe economie di scala). Bloomberg Nef avanza le stesse previsioni, stimando il sorpasso dell’idrogeno verde nei confronti di quello blu entro la fine del decennio. Secondo la testata inoltre addirittura l’idrogeno grigio, quello più inquinante e oggi di gran lunga in testa alla classifica per adozione, potrebbe costare più dell’idrogeno verde entro un decennio in metà delle principali economie mondiali.

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