Un quarto della nostra provincia e metà dei piacentini a rischio alluvione

19 Aprile 2022 04:52

Nessuno ha dimenticato la tragica alluvione del 14 settembre 2015, che seminò morte e devastazione in tutto il nostro territorio.
Un evento, spiegarono allora gli esperti, che aveva un tempo di ritorno superiore ai 500 anni. Un’espressione tecnica che i piacentini impararono drammaticamente a conoscere e che sottolineava l’eccezionalità di quanto accaduto.
Proprio su questo principio si basano i dati contenuti nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia realizzato da Ispra, tenendo conto dei tre scenari convenzionalmente utilizzati per stabilire i criteri di allagabilità.
La provincia di Piacenza si estende su 2.586 chilometri quadrati. Un quarto di questa superficie è complessivamente a rischio allagamenti: 643 chilometri quadrati, pari al 24,9%. Si tratta in prevalenza delle zone lungo i fiumi, Po in primis, in cui è esposto il 54,2% della popolazione.
Sono tre gli scenari contemplati.
Quello più probabile, con tempi di ritorno compresi fra 20 e 50 anni (dunque ad allagabilità elevata), riguarda 184 chilometri quadrati di territorio e il 7,11% della popolazione.
Lo scenario con probabilità media (con tempi di ritorno fra 100 e 200 anni) riguarda 418 chilometri quadrati della nostra provincia e il 16,2% dei residenti.
Infine, la terza fascia, quelle delle alluvioni poco frequenti, ma potenzialmente devastanti, con tempi di ritorno superiori a 200 anni: 41,4 chilometri quadrati, 1,6% della popolazione.
Come facilmente intuibile, i comuni rivieraschi hanno una percentuale complessiva di rischio pari al 100% per le aree e i residenti, dovuta al fatto che i fiumi, in particolare il Po, possono essere soggetti a piene anche eccezionali.
Si tratta di Besenzone, Calendasco, Caorso, Castelvetro, Cortemaggiore, Monticelli, San Pietro in Cerro e Villanova.
Piacenza è complessivamente al 90,3%, anche se lo scenario ad alta probabilità riguarda il 16% del territorio e solo lo 0,4% della popolazione.
Le zone più facilmente allagabili (probabilità alta) sono Calendasco (37,6%) e Caorso (25,1%), mentre i residenti potenzialmente più a rischio sono proprio a Calendasco (15,2%) e Castel San Giovanni (14,7%). È lì dove si è costruito maggiormente lungo il corso del Po.
Secondo il rapporto Ispra (la parte relativa alle alluvioni è curata da Barbara Lastoria e Martina Bussettini) solo i residenti di Zerba e Ziano sono completamente immuni da rischi.
EDIFICI, IMPRESE E BENI CULTURALI
Territorio e cittadini non sono i soli elementi ad essere esposti al pericolo derivante dalle possibili alluvioni nella nostra provincia.
Il rapport Ispra contiene anche gli scenari di pericolosità idraulica relativi a edifici, imprese e beni culturali, classificati secondo tre parametri.
Edifici
Per quanto riguarda gli edifici, sono poco meno di 33mila quelli che si trovano in zone a rischio, pari al 37% del totale. Quelli esposti al pericolo più probabile, però, sono solo il 3% del totale.
Imprese
Capitolo imprese: il 61% è racchiuso nelle tre classi di pericolo, ma quella più elevata comprende solo il 2,6% del totale.
Beni culturali
Discorso simile per i beni culturali: 52,3% in aree allegabili, ma solo 3,5% nello scenario più probabile.
Anche per queste tre voci, si arriva al 100% in quei comuni rivieraschi per i quali il rapporto indica una potenziale allagabilità assoluta in casi di eventi eccezionali.

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