Correre nei luoghi più belli del mondo: “Mission: Impossible – Dead Reckoning – Part 1”

Del corpo cinematografico ingombrante di Tom Cruise avevamo già parlato per “Top Gun: Maverick” e tutto si ripete uguale in questo “Mission Impossibile: Dead Reckoning – part 1”, settimo capitolo della saga con Cruise ancora una volta nei panni del suo alter-ego Ethan Hunt.

 

L’attore combatte contro tutti, dalla fuga degli spettatori dalle sale all’Entità, che è il ridicolissimo nome del nemico di questa puntata che ovviamente minaccia tutta l’umanità, e tutto il film continua a pompare la sua celebrazione epica: nei primi dieci minuti Cruise emerge dal buio come un’apparizione e poco dopo viene definito “un mentalista mutaforma incarnazione del caos che si può uccidere solo con un paletto nel cuore”.

E per tutto il film Cruise corre corre corre corre su una pista d’aereo a Abu Dhabi, per le calli di Venezia ricoperte di candele, si butta da una montagna, scende le scale di Trinità dei Monti su una Cinquecento, e le scene d’azione sono magnifiche, niente da dire.
Se “Dead Reckoning” fosse solo scene d’azione sarebbe un film pazzesco: e invece è pieno di spiegoni, di battute ridicole come “Io questo non lo accetto” oppure “Per sconfiggere l’intelligenza artificiale devi essere lucido e spietato come lei”, di Hunt e Ilsa (Rebecca Ferguson) che non sono mai stati a Venezia e si abbracciano al tramonto e vanno in gondola e non fanno nient’altro perché Hunt, che è sempre circondato da donne, è sempre asessuato per garantirsi i ragazzini in sala.

 

A proposito di donne, qui con un flashback del passato si allunga la lista di quelle che Hunt non è riuscito a proteggere e la magnifica Ilsa Faust (la Bene Gesserit delle spie, silenziosa, pulita, invisibile, tutto il contrario di Hunt. L’unica debolezza di Ilsa è Hunt: mentre il sentimento di Hunt verso Ilsa lo rende “sensibile”, quello di Ilsa verso Hunt la rende stupida) viene sostituita dalla ladra Grace (Hayley Hatwell ovvero Betty Carter), ma per carità che non si pensi di sostituire Hunt che non sarà mai mai mai troppo vecchio per queste cose (ci manchi, Roger Murtaugh).

 

La patetica moralità di Ethan Hunt è quella di James Bond, di un uomo dell’altro secolo che usa attrezzature modernissime ma che conta soprattutto sulle proprie risorse personali e sul proprio senso dell’etica: finché i film della saga saranno un pretesto per Cruise per girare scene sempre più pericolose, buttarsi da altezze vertiginose e girare nei luoghi più belli e meno accessibili del mondo saranno sempre divertenti, ma quanto sarebbe bello arrivare a vedere finalmente lo “Skyfall” di Tom Cruise, con un cattivo serio come Raoul Silva (continuo a pensare che i villain di Bardem siano i migliori di questo secolo).

 

 

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