Esiste davvero un futuro per gli amati videogiochi sul Signore degli Anelli?

Qual è la situazione dei videogiochi legati al Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien? In passato si sono visti alti e bassi, soprattutto da quando sono esplosi i videogiochi su licenza, in seguito all’uscita della trilogia cinematografica di Peter Jackson. Alcuni di quei prodotti sono rimasti nel cuore degli appassionati. I videogiochi di Electronic Arts su Le Due Torri e su Il Ritorno del Re sono ricordati come dei più che onesti videogiochi d’azione. Lo strategico La Battaglia per la Terra di Mezzo II (2006) viene tuttora giocato su server non ufficiali (Electronic Arts ha chiuso i suoi molti anni fa) e la community organizza piccoli ma frequenti tornei su Twitch dedicati al gioco. Poi sono arrivati i due titoli di Warner Bros: Middle-earth: Shadow of Mordor (2014) e Middle Earth: Shadow of War (2017). Due videogiochi molto apprezzati, che si discostavano dagli eventi dei film (e del romanzo) per andare invece a espandere la storia della Terra di Mezzo. Personaggi ed eventi inediti che andavano a incastrarsi all’interno della narrazione già nota.

La direzione generale sembrerebbe questa, almeno sul versante narrativo: sfruttare il ricchissimo e dettagliato mondo di Tolkien per proporre delle storie inedite al suo interno, anche perché le vicende di Frodo, Gandalf, Aragorn e compagni sembrano ormai essere state sfruttate fino all’esaurimento. Qualcosa, tuttavia, pare essersi incrinato. Quelli che continuano a prosperare sono infatti delle differenti tipologie di prodotto, disponibili su smartphone, in cui la storia è solo una cornice di fondo. Sono casi come The Lord of the Rings: Heroes of Middle-earth (2023), un videogioco per telefono free-to-play: gratuito, ma con possibilità di fare acquisti all’interno del gioco, per comprare nuovi personaggi. Una delle idee alla base del gioco è infatti quella di collezionare e potenziare i diversi eroi della Terra di Mezzo, che potranno poi essere utilizzati in battaglia. In termini monetari, videogiochi come questo sono delle operazioni generalmente molto profittevoli ed è molto probabile che per qualche altro anno verranno portate avanti iniziative analoghe. Ciò che sembra arrancare, nell’ultimo periodo, è il filone dei videogiochi narrativi. The Lord of the Rings: Gollum (2023) di Daedalic Entertainment non è riuscito a raggiungere il successo e ha ricevuto numerose critiche. The Lord of the Rings: Return to Moria (2023) di Free Range Games è passato sotto ai radar, suscitando ben poco interesse, ancor meno di quello (negativo) che si era catalizzato intorno al videogioco su Gollum.

Che cosa manca, dunque? L’opera di Tolkien rimane amatissima. Sembrerebbe però che la sua riproposizione crossmediale stia incontrando qualche difficoltà. L’inserimento di nuove storie all’interno dell’immaginario tolkieniano risulta complesso e il nome del brand non è sufficiente per garantire il successo. Se, da un lato, operazioni come i videogiochi di Warner Bros (Shadow of Mordor e Shadow of War) hanno aperto nuove strade, altri prodotti faticano, compresa la costosissima serie Amazon Gli Anelli del Potere, dimenticata poco dopo la sua uscita. Forse non c’è una effettiva soluzione: forse il mercato è stato saturato e avrebbe bisogno di qualche anno di pausa, prima di tornare a mostrare interesse verso questi prodotti. O forse il futuro è nei videogiochi ispirati a quelle opere, ma slegati dalla licenza.

di Francesco Toniolo

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