Mick Fleetwood tra musica e impegno per ricostruire l’isola di Maui dopo l’incendio

Altissimo, con quell’eleganza tutta inglese un po’ bizzarra. Mick Fleetwood ha partecipato alla cerimonia dei Grammy Award. Da tempo non lo si vedeva in pubblico. Nell’ultimo periodo il batterista dei Fleetwood Mac si è dedicato alla ricostruzione di Maui, una delle principali isole delle Hawaii, colpita da un violento incendio. Mick è uno dei suoi residenti più illustri e, anche grazie ai social (dove è attivissimo, tanto che ci risponde nel giro di poche ore), diffonde le iniziative della Fondazione che ha creato per sostenere la ricostruzione delle scuole di Maui. Tutte, infatti, sono andate distrutte. Tra i progetti, spicca quello legato alla produzione di una miscela di caffé locale per raccogliere fondi e acquistare tutti gli strumenti musicali bruciati «perché bambini e ragazzi devono tornare a studiare la musica».
In tutto questo, giorni fa “Rumours” ha compiuto 47 anni…
«Sembra incredibile, ma è così. Tanto che, sui social, ho chiesto ai fan di postare un loro pensiero o un ricordo legato all’album. Sono molto fiero della mia storia nei Fleetwood Mac. E credo lo sia anche John (il bassista McVie, ndr). Eravamo innamorati della musica blues, quando fondammo il gruppo, e siamo stati gli unici a vivere tutte le sue formazioni e i suoi cambiamenti».
Cosa direbbe a chi, per gusto e attitudine personale, osanna i Fleetwood Mac degli esordi e snobba quelli con Lindsey Buckingham e Stevie Nicks?
«Credo sia un atteggiamento superficiale, di chi conosce solo l’una o l’altra formazione e non l’intera produzione del gruppo. Ricordo quando Peter Green venne alla Wembley Arena di Londra a sentirci suonare. C’eravamo tutti, anche Lindsey Buckingham. Peter, che di sicuro è stato un genio, venne dietro le quinte solo per stringergli la mano. “Sei un chitarrista strabiliante”, gli ha detto. Aneddoto a parte, accade anche il contrario, da parte di chi ha meno familiarità con gli inizi dei Fleetwood Mac».
Cosa ricorda degli inizi?
«Mi era già capitato di suonare con Peter in altri gruppi, era una persona generosa, un giovane genio che ti lasciava senza fiato. I Fleetwood Mac alle origini nacquero dallo smembramento degli Heartbreakers di John Mayall. Con me, John, Peter e Jeremy Spencer. Fu un esordio speciale, un momento eccezionale per la musica e i giovani musicisti. Potrei dire lo stesso quando arrivò Christine McVie, una Signora del Blues che poi rimase nei Fleetwood Mac e riuscì a fondersi armoniosamente con le personalità di Stevie Nicks e Lindsey Buckingham, pur mantenendo il suo stile, la sua personalità. Lo stesso accadde a me, come batterista, e a John, come bassista. Certo, non fu sempre facile per quanto riguarda i rapporti personali. John e Christine si sposarono, ma poi lei andò in crisi. Stevie e Lindsey entrarono come coppia, sia amorosa che musicale, ma poi subentrarono gelosie, tradimenti, rimorsi, addii. Io non ero da meno:il mio primo matrimonio andò in frantumi proprio nello stesso periodo in cui registravamo “Rumours”. Del resto, le canzoni nacquero da quegli stati d’animo e sono convinto che, ancora oggi, musicalmente e non solo a livello di testi, riescano a parlare al cuore di chi le ascolta proprio perché così è la vita. I sentimenti, le difficoltà, le passioni. In un certo senso, “Rumours” è un grande classico come certe tragedie greche (ride di gusto, ndr)».
Lei è da sempre il più grande fan dei Fleetwood Mac, quello che ha sempre accolto l’idea di tornare in palcoscenico, anche nelle varie e numerose formazioni più o meno riuscite.
«Sono sempre stato il punto fermo, è vero. Insieme a John, che non mi ha mai lasciato solo. Per me i Fleetwood Mac non sono mai stati un gruppo “diverso”: gli ultimi concerti senza Buckingham sono stati concerti senza Buckingham, però con altri due grandi chitarristi come Neil Finn (Crowded House) e Mike Campbell (Tom Petty &The Heartbreakers), che erano già ottimi amici. Un’esperienza che mi ha comunque dato nuovi stimoli come musicista».
Domanda inevitabile: ci sarà una futura reunion?
«Non escludo nulla. Non è un segreto che l’uscita di Lindsey dal gruppo sia dipesa da un disaccordo con Stevie. Certo, in questo momento è molto difficile per me pensare allo stato d’animo con cui potremmo suonare insieme dopo la morte di Christine. Per me è stata una grandissima amica, per tutta la vita, non solo una collega. Mi manca moltissimo, manca a tutti noi».
I suoi sforzi ora vanno alla ripresa di Maui dopo l’incendio, mi ha colpito l’acquisto di strumenti musicali per i ragazzi. Lei com’era, quando ha preso per la prima volta le bacchette?
«Non provengo da una famiglia di musicisti e non ho mai studiato musica. Però mamma ascoltava la radio e canticchiava mentre faceva i lavori di casa. Ricordo che papà teneva continuamente il ritmo giocando con le chiavi in tasca. Quel gesto mi piaceva moltissimo. Credo che Mick Fleetwood sia nato da lì».

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