Showgirl inesistente condurrà in Spagna “L’isola dei famosi”

Ha solo sei mesi di vita (digitale) ed è già alla conduzione di un reality show di portata internazionale. L’influencer Alba RenAI, di fatto, non esiste perché è frutto di una creazione messa a punto da un’Intelligenza Artificiale, eppure si troverà nel ruolo di conduttrice di “Supersecretos” – uno spinoff del programma “Supervivientes”, che è la versione spagnola del format “L’Isola dei Famosi”.

La scelta curiosa – che non ha mancato di far alzare qualche sopracciglio non solo in Spagna, ma anche nel resto del mondo – è partita dall’agenzia Via (Virtual influencers Agency). L’obiettivo di Via, infatti, sarebbe quello di «progettare meta-umani generati e addestrati con l’intelligenza artificiale», di cui la stessa Alba è il primissimo esperimento. Parlando di Alba RenAI, Via sostiene che l’influencer virtuale sia stata creata per diventare una «finestra di comunicazione per connettere i brand con il pubblico che richiede nuove esperienze e nuove forme di interazione».

L’agenzia – controllata da Be A Lion, azienda di marketing specializzata in contenuti e pubblicità per i social media – fa, in realtà, riferimento alla filiale spagnola del gruppo Fininvest, Mediaset España, che a sua volta produce il format “Supervivientes”. Come la maggior parte delle giovani influencer che troviamo sui social media, Alba RenAI (questo AI sul finale del cognome è un chiaro riferimento alla sua natura virtuale) è una ragazza appassionata, determinata e molto impegnata. Sin dalla sua “nascita”, avvenuta lo scorso 23 settembre e che coincide con l’apertura del suo account su Instagram, Alba ha già collezionato diverse esperienze importanti: dalla sua prima Milan Fashion Week, passando per un viaggio in Corea del Sud – in cui ha offerto consigli su come fare diverse attività in loco spendendo meno di 15 euro – e infine una partecipazione ai “GenZ Awards”, così come tante interviste ad altre colleghe influencer (queste, però, reali).

Il tutto, come già detto, meticolosamente documentato sui diversi canali social, a cui sono iscritti già migliaia di utenti: il solo account Instagram, ad esempio, ha già all’attivo oltre 8.000 follower, con centinaia di “like” ad ogni post. L’arrivo di Alba – o, più in generale, la possibilità di affidare la conduzione di un programma ad una showgirl che non esiste – non ha mancato di suscitare diverse reazioni, non solo da parte del pubblico, ma anche dei colleghi “in carne ed ossa”. Da parte degli spettatori, i feedback sono molti divisivi: c’è chi vede in questa operazione un modo per “rubare il lavoro” a chi fa questo mestiere da anni con dedizione e impegno («Vorrei vedere se un’IA vi rubasse il lavoro», «Ci mancava mettessero le macchine a presentare i reality, mi rifiuto di vederla»), ma anche chi non nasconde una certa

curiosità nei confronti di questa novità – o magari intravede in essa un’opportunità per rivitalizzare il format, oramai uguale a se stesso da diversi anni e con pochi stimoli ulteriori per coinvolgere il pubblico. I più colpiti da questa novità, ovviamente, sono i conduttori televisivi, i quali – come molti altri esponenti dell’industria creativa e dell’intrattenimento – si stanno domandando quali possano essere i rischi e le opportunità legati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale in questi ambiti.

Tra questi, ad esempio, ci potrebbero essere un appiattimento dell’offerta, una stagnazione dei generi e, soprattutto, la mancanza di quel “fattore umano” che fa la differenza quando si parla di creatività. Alba RenAI non è, ovviamente, il primo caso di influencer e/o conduttrice digitale al mondo: in Cina, ad esempio, è già diverso tempo che la televisione nazionale ha fatto esperimenti di conduzione di notiziari, servendosi di anchorman virtuali. In Italia, invece, esistono già content creator generati dall’IA come Rebecca Galani e Francesca Giubelli, che vantano diverse migliaia di follower e guadagni stellari, proprio come le loro “colleghe” in carne ed ossa più famose. C’è, tuttavia, una buona notizia per chi teme l’invasione delle intelligenze artificiali: a scongiurare l’arrivo di un mondo sempre più simile a “Black Mirror” (la serie televisiva distopica creata da Charlie Brooker), c’è infatti l’AI Act, recentemente approvato dal Parlamento Europeo, che ha l’obiettivo di monitorare e bloccare un utilizzo incosciente dell’Intelligenza Artificiale nei diversi ambiti, affinché non possa ledere in modo compromettente quella che è la componente umana. Che, in fin dei conti, resta la parte più importante da preservare e tutelare in tutto questo discorso dai contorni quasi distopici.

di Fabrizia Malgieri

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