Trivial Pursuit, il gioco che ha cambiato per sempre i giochi

Gli inverni sanno essere piuttosto rigidi nella cittadina canadese di Niagara on the Lake.

Scoraggiati dalle basse temperature gli amici Chris Haney, redattore fotografico del Montreal’s The Gazette, e Scott Abbott, redattore sportivo dell’agenzia The Canadian Presse decidono di passare del tempo sfidandosi a Scarabeo e bere qualche birra. La partita è però rovinata dalla mancanza di alcuni pezzi e i due si abbandonano a ragionamenti sulle dimensioni del conto in banca del creatore di quel popolare gioco. Dopo qualche altra birra la decisione è presa: anche loro inventeranno un gioco da tavolo che li renderà ricchi.

Abbott e Haney misero insieme i loro risparmi, ma sfortunatamente non erano sufficienti a coprire le spese di sviluppo. Per poter proseguire l’avventura coinvolsero il fratello di Haney, John, e un avvocato di nome Ed Warner, ma anche dopo l’ingresso dei due nuovi soci, non c’erano abbastanza fondi per stampare le 1.000 copie iniziali. Dovettero quindi chiedere soldi a tutti i conoscenti e alla fine racimolarono 40.000 dollari da 32 “investitori“.

Questo portò alla costituzione della Horn Abbot Ltd nel 1980, una società la cui unica finalità era produrre e distribuire il frutto della loro creatività: “Trivial Pursuit” (che tradotto suona come «futile ricerca»).

Caratterizzato da tabellone dalla grafica elegante e da iconiche pedine a spicchi, la meccanica era tanto semplice quando geniale: si trattava di lanciare un dado e rispondere alla categoria di domanda abbinata alla casella in cui si capitava.

I primi anni di vita del gioco furono disastrosi: il prezzo di produzione era troppo alto e in alcuni casi dovettero vederlo ai negozi sottocosto, andandoci in perdita. Eppure Trivial Pursuit sembrava piacere e così Abbott decise di chiedere un prestito bancario di 75.000 dollari per stampare altre copie e andare con Chris alla ricerca di un partner negli Stati Uniti. Considerando le origini della loro idea, i primi a cui si rivolsero furono Selchow and Righter, i produttori di Scarabeo, i quali furono piuttosto freddi inizialmente, ma a seguito dei commenti entusiastici dei negozianti canadesi che vendevano il gioco, decisero di allearsi con la Horn Abbot Ltd.

Da quel momento le cose iniziarono a ingranare e nel 1986, Trivial Pursuit non solo aveva già venduto 20 milioni di copie, ma era riuscito a cambiare la percezione che il grande pubblico aveva dei giochi da tavolo. Considerati fino a quel momento un passatempo per bambini, tollerati dagli adulti solo durante il Natale, improvvisamente divennero una mania al punto che agli inizi degli anni ‘80, nei paesi anglosassoni, era quasi obbligatorio concludere una cena tra amici con una sfida a chi riempiva più rapidamente l’iconica ruota a spicchi di “Trivial Pursuit”.

In Italia le cose partirono più lentamente, infatti quando il titolo esordì nel 1984, complice anche un prezzo piuttosto elevato per l’epoca (99.000 lire), le vendite furono piuttosto tiepide. La grande svolta nel nostro paese avvenne con una nuova edizione pubblicata dalla Hasbro nel 1991, che in soli due anni vendette 500.000 copie.

Anche la TV non rimase insensibile alla ‘Trivial Pursuit mania’, al punto che in America, Inghilterra, Spagna, Russia e Germania vennero prodotti show tele-visivi sul popolare gioco. Nel 1988 fu anche realizzato un film commedia intitolato “Breaking All the Rules”, in cui era raccontata la storia della creazione del gioco.

Tradotto in 17 lingue, e distribuito in 26 paesi oggi il Trivial Pursuit è il terzo board game più venduto di sempre, dopo lo Scarabeo e il Monopoli e ancora oggi gode di una discreta popolarità grazie anche alle molte versioni “personalizzate” dedicate agli appassionati di specifici personaggi o marchi; come ad esempio quella dedicata a Harry Potter, a Guerre Stellari o alle squadre di club come Juventus e Inter.

di Carlo Chericoni

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