Vi voglio bene ragazzi: Guardiani della Galassia Vol.3


E così la saga dei Guardiani della Galassia per come la conosciamo è giunta al termine: tornerà Star Lord, torneranno in altre forme e formazioni, ma il racconto di James Gunn che ci ha accompagnato per questi dieci anni si chiude con questo Vol.3, con questa terza compilation di canzoni e emozioni.

Fin dal primo film, uscito nel 2014, Gunn (che è classe 1970) ci ha trascinato nel suo mondo anni ’80 insieme al suo gruppo di eroi diciamo alternativi: il quintetto originario protagonista di Guardian of the Galaxy è un improbabile gruppo di freak, composto da un orfano rapito e assoldato da una banda di malfattori (Peter Quill/Star Lord), un’orfana di sangue reale dalla pelle verde (Princess Gamora), un procione geneticamente modificato che gira armato di mitra (Rocket Raccoon), una pianta animata che sa dire solo il proprio nome (Groot) e un carcerato in cerca di vendetta per la sua famiglia sterminata (Drax il Distruttore) che ha problemi nella comprensione delle metafore.

 

I guardiani della galassia non sono nati eroi, lo diventano per caso, e sgangheratamente, e anche loro malgrado: la perdita dei legami familiari, la sofferenza, la solitudine, la “diversità” è quello che accomuna questi personaggi minori e li tiene uniti, sulla falsariga delle solitudini che si compensano che siamo abituati a vedere sugli schermi anche nei prodotti per bambini (nell’Era Glaciale, Shrek, e Monsters & Co. c’è sempre qualcuno della banda raccogliticcia che a un certo punto dice la battuta funzionale chiave “there is no us”, che porta inevitabilmente, qualche scena dopo, al crearsi di una solidissima famiglia non convenzionale).

La chiave vincente dell’operazione Guardiani è esattamente questa: svincolarsi dalla rigidità, nobiltà, eccezionalità dei classici eroi Marvel e lanciare con un tiro di dadi una serie di personaggi male assortiti in una sceneggiatura tradizionale, fornendo loro una serie di caratteristiche e riferimenti culturali totalmente fuori contesto.

Se il primo film ci parlava di una madre, nel 2017 il secondo volume è dedicato al padre: padre vero (Peter Quill è figlio di un Celestiale che si chiama Ego che vive su un pianeta che è emanazione di sé) e padre adottivo (l’ex cattivo Yondu, che ci trascinerà in un finale commovente). Il tutto si snoda su una storyline di puro dispetto, perché dal punto di vista comportamentale ed emotivo i Guardiani (ai quali si è aggiunta Gamora, la sorella di Nebula, entrambe “figlie” di Thanos) sono tutti poco più che ragazzini qui. Salvano la galassia, ma sono soprattutto degli adolescenti piagnucolosi pieni di autocommiserazione e livore e con un sacco di daddy issues. Niente a che vedere con la gestione dignitosa e fiera dell’abbandono degli orfani protagonisti di Guerre Stellari, che resta il grande riferimento in sottotraccia sia tematica che visiva. Il target-obiettivo siamo noi adulti, anzi gli adolescenti che sono dentro noi adulti, e che evidentemente non se ne vanno mai. Siamo indulgenti con questi personaggi come lo siamo con noi stessi.

 


Dopo Eternity War, il blip che ha cancellato metà della popolazione mondiale e Endgame, arriva il Christmas Special (uscito direttamente su Disney +) dove la coppia Mantis e Drax decide di sollevare il morale di Quill rapendo il suo eroe Kevin Bacon, “I guardiani della galassia Vol. 3” arriva al momento più compiuto e denso di contenuti della saga, dove all’ironia e a una nuova playlist, da sempre spina dorsale delle loro storie (da” Creep” degli Radiohead a “Badlands” di Springsteen, da “Crazy on you” delle Heart a “Dog Days Are Over” di Florence and The Machine), si aggiunge anche una componente distopica horror più marcata legata ad esperimenti sugli animali e l’incubo visionario di poter creare inquietanti mondi perfetti. Ci sono anche mondi che sembrano usciti dritti da una storia di Lovecraft e atmosfere da 2001 Odissea nella spazio

 


Al centro del racconto del “Volume 3” c’è Rocket, costretto a riaffrontare un traumatico passato, quando l’Alto Evoluzionario, responsabile della sua “trasformazione”, decide di riprenderselo perché lo considera la chiave per creare un mondo perfetto.

Non è la prima volta che la famiglia ricomposta dei Guardiani, guidata da un Peter Quill molto provato dall’idea di dover rinunciare a Gamora (che è tornata ma ha perduto tutti i ricordi della loro vita insieme) ci fa piangere, ma è sicuramente l’ultima. E in film pieno di momenti importanti e commoventi, ne tiro fuori tre: Mantis che difende Drax da Gamora (“He’ s the only one who doesnt’ hate himself”), il saluto tra Quill e Gamora (“I bet we were fun”), e poi ci siamo noi, che alla fine capiamo quello che dice Groot, noi che vogliamo salvare la galassia perché siamo tra gli idioti che ci abitano.

 

 

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