«Piacenza città sempre più turistica ma servono sacrifici e impegno»

03 Maggio 2024 05:00

Il commercio da sempre rappresenta l’identità e la vitalità delle città e dei centri abitati: Confesercenti Piacenza lo sottolinea da sempre. Per una attenta e puntuale analisi della situazione e per avere una lettura rivolta al futuro dialoghiamo con Filippo Bulla, titolare della omonima catena di negozi di abbigliamento a Piacenza.

Filippo Bulla e Fabrizio Samuelli, direttore di Confesercenti Piacenza

Come giudica l’interesse e la presenza turistica nella nostra città?
«Sicuramente le potenzialità del nostro territorio sono innumerevoli ed invidiabili e qui va fatto un plauso alle varie amministrazioni pubbliche per le scelte e strade intraprese. La nostra presenza a continuo contatto con il pubblico fa sì che io possa constatare personalmente quanto appena detto; turisti italiani e non, soprattutto nel weekend, presenziano nei nostri store e, dialogando con loro, la gioia nell’essere a Piacenza e nelle nostre valli è assolutamente percepibile».

Ma siamo pronti ad affrontare questo fenomeno?
«Domanda interessante. Abbiamo innumerevoli conoscenze “amiche” gestori o proprietari di varie attività in vari settori e devo dire che con il passare degli anni le strade commerciali intraprese da tutti si sono rivolte ad aprire una parte sempre più ampia della loro attività ad un bacino di utenza turistico che già solo qualche anno fa era inesistente. Come lo fanno, o comunque cercano di farlo gli altri, dobbiamo muoverci anche noi in questa direzione adeguandoci commercialmente parlando ad una fetta di clientela turistica sempre più ampia».

In che modo?
«Accogliere il turista significa un enorme impegno e sacrificio da parte del commerciante. Il turista estero popola le nostre attività durante tutti i giorni della settimana mentre il turista proveniente da regioni limitrofe e non spesso e volentieri lo incontriamo nei weekend. Oltretutto il cliente locale lavorante ha spesso e volentieri l’opportunità di usufruire di attività commerciali in particolari orari come per esempio la pausa pranzo. Ciò comporta attività aperte nel momento in cui le abitudini locali e personali ne implicherebbero la chiusura; qui subentra anche il problema del personale che avendo il sacrosanto diritto a giorni ed ore di riposo dovrà gestirsele non sempre nelle pause pranzo, nei festivi o nei weekend».

Mi scusi, questo però comporta sacrifici.
«Questo comporta enormi sacrifici! Sia io che mio padre, da sempre, siamo sempre presenti al lavoro. Non potremmo pretendere che i nostri collaboratori sacrifichino intere giornate festive o intraprendano orari “scomodi” senza farlo per primi anche noi. Nell’affrontare un immane impegno lavorativo del genere mi va di fare un plauso alla nostra famiglia che con altrettanto sacrificio comprende i nostri sforzi».

Per finire, quanto ha inciso un padre come Valter?
«Litighiamo tutti i giorni ma ce ne dimentichiamo qualche istante dopo. Lavoratore instancabile, ineguagliabile e con assoluta certezza di grande esempio. Se al mondo c’è una persona in grado di comprendere i sacrifici che lui ha fatto ieri ed oggi quella persona sono io e, in assoluta sincerità, sono inimmaginabili».

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