Salute e alimentazione: ricercatrice della Cattolica vince premio nazionale

01 Ottobre 2015 11:33

elena castellari

Tre progetti con un unico obiettivo: analizzare le abitudini di consumo per costruire società più salutari. La tesi di dottorato di Elena Castellari, ricercatrice 35enne di origini umbre, del dipartimento di Economia agroalimentare dell’Università Cattolica di Piacenza, ha ottenuto il prestigioso premio nazionale Antonio Cioffi istituito da Sidea (Società italiana di economia agraria) per la miglior tesi dell’anno accademico 2014/2015.

La ricerca è stata condotta all’Università del Connecticut negli Stati Uniti e il primo capitolo dedicato alle politiche americane di sostegno alle famiglie indigenti è stato anche citato nel blog del Wall Street Journal. “E’ emerso – spiega la ricercatrice – che la consegna dei food stamps, gli assegni per le famiglie indigenti, nel fine settimana aumenta l’acquisto di bevande alcoliche, cosa che non accade se gli assegni vengono consegnati durante la settimana. Questo è un elemento importante perchè la consegna dei food stamps è un argomento molto dibattuto tra repubblicani e democratici in America”.
Un secondo studio ha interessato le mense delle scuole elementari americane e la ricerca dimostra che fornendo frutta e verdura ai bambini a metà mattina si modifica il consumo di cibo nelle mense con una conseguente ridistribuzione delle calorie e dei nutrienti”.
Il terzo studio, condotto in collaborazione con i docenti del dipartimento della sede di Piacenza nell’ambito di un progetto finanziato dal settimo programma quadro della Commissione Europea, analizza l’influenza delle strategie di marketing dei supermercati sul potere d’acquisto dei consumatori. In base ai risultati della tesi, emerge come le cattive abitudini potrebbero essere modificate grazie a piccoli accorgimenti, come suggerito da un’attenta analisi dei comportamenti.  Anche lo scorso anno, Sidea aveva premiato una ricerca della Scuola di management ed economia agroalimentare della Cattolica condotta dalla ricercatrice Linda Arata.

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