“A casa con l’auto della Municipale”: così è partita la maxi-indagine

01 Luglio 2017 05:05

La maxi indagine che sta travolgendo il Comune di Piacenza, con 50 dipendenti indagati perché accusati di aver timbrato il cartellino per poi andare altrove per affari privati, sarebbe scaturita dalla segnalazione di alcuni cittadini. I quali, in particolare, avevano fotografato una vettura della polizia municipale parcheggiata sotto casa di una ispettrice che, in quel momento, avrebbe dovuto essere al lavoro. Invece, secondo le accuse, aveva strisciato il tesserino e poi se n’era tornata a casa, tra l’altro con la vettura di servizio.

Una denuncia giunta alla stessa polizia municipale, che in accordo con la Procura ha avviato le indagini, che hanno portato alla luce numerose situazioni illecite.

Un’altra dipendente comunale aveva chiesto e ottenuto alcuni giorni di permesso per accudire la madre malata, ma in ospedale non avrebbe mai messo piede.
Una coppia, invece, si divideva anche in servizio i compiti familiari: la donna timbrava anche per il compagno e viceversa. Pare una quindicina di volte in due mesi.

Ieri il nucleo di valutazione interna del Comune di Piacenza ha sospeso 24 dei 50 dipendenti indagati con l’accusa di truffapeculato e falso per essersi assentati dal lavoro dopo aver timbrato il cartellino.
I casi dei restanti 26 dipendenti indagati (uno addirittura arrestato per violenza sessuale) saranno analizzati in questi giorni, tenendo conto anche della diversità e della complessità delle varie posizioni.

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