Pomodoro da industria, fissato il prezzo a 88 euro. Novità programmazione

14 Febbraio 2020 15:13

È stato fissato a 88 euro la tonnellata il prezzo di riferimento per il pomodoro da industria del Nord Italia per la campagna 2020. L’accordo è arrivato nella serata di giovedì 13 febbraio a Parma. Il prezzo, in aumento rispetto agli 87 euro dello scorso anno, comprende i servizi alle Op, organizzazioni di produttori. La base 100 viene spostata da 4,95 a 4,90 gradi brix per avvicinarla alla media reale del territorio.

Grande novità di quest’anno è la programmazione, concordata fra le Op e le industrie di trasformazione, che ha fissato obiettivi massimi di superficie e di quantità per la dotazione di ogni singola Organizzazione. A quella del Nord Italia è attribuito il ruolo centrale di ricezione del deposito dei contratti entro il 6 marzo e di verifica delle condizioni stabilite dalla programmazione. L’eventuale mancato rispetto degli impegni (con superficie e quantità eccedenti) comporterà trattenute economiche che andranno a formare un fondo, gestito dalla Organizzazione interprofessionale del pomodori da industria, per lo sviluppo della filiera.

“Siamo consapevoli del fatto che il prezzo concordato non sia ancora all’altezza delle nostre aspettative – afferma il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti – ma siamo altrettanto consapevoli che solo attraverso un lavoro serio di programmazione e di impegno responsabile di tutta la filiera- come è stato avviato – si possa arrivare all’aumento del valore del nostro prodotto e della sua distintività. E quindi, possiamo ritenere quest’accordo un passo avanti nel percorso mirato a valorizzare il nostro pomodoro e gli sforzi dei nostri produttori”.

“L’accordo non ci soddisfa, è penalizzante e rischioso per la parte agricola, con un prezzo di riferimento inadeguato rispetto agli standard di qualità richiesti – spiega Giovanni Lambertini, presidente della sezione pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia Romagna”. Le nostre richieste sono rimaste inascoltate e il patto siglato non garantisce una reale valutazione della qualità del prodotto”.

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