Sanremo2024, nelle canzoni dei Big latitano rock e temi sociali. Domina il ritmo

16 Gennaio 2024 10:30

Tanto ritmo e voglia di ballare, poco spazio all’amore nella sua versione più sdolcinata, mentre per il rock e i temi sociali uno spazio residuale. Sono queste le caratteristiche dei trenta brani della settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo che andrà in scena dal 6 al 10 febbraio al Teatro Ariston, e che sono stati presentati in anteprima alla stampa. La quinta edizione targata Amadeus (probabilmente l’ultima anche se il conduttore e direttore artistico pare meno inflessibile rispetto all’idea di mantenere l’incarico) prosegue nel solco tracciato negli anni precedenti, con un cast estremamente variegato, in cui trovano spazio artisti di peso, vincitori di edizioni precedenti, giovani di belle speranze e qualche outsider, che nell’equilibrio di un Festival come si deve è sempre necessario.

A tutto ritmo

Cassa dritta e tutti in pista. Sembra questo il mantra seguito dalla maggior parte degli artisti in gara quest’anno. E, per dire quanto è cambiato il Festival, se una volta brani di questo tipo fungevano da contorno di alleggerimento, adesso diversi sono tra quelli più accreditati per la vittoria finale. A partire da Annalisa con “Sinceramente”. Reduce dai successi di “Bellissima” e “Mon Amour”, la cantante prosegue sulla strada di un synth pop trascinante e orecchiabile, al quale aggiunge questa volta un pizzico di Raffaella Carrà-style. Anche i The Kolors hanno capito che conviene battere il ferro finché è caldo e così “Un ragazzo una ragazza” ricalca in maniera non troppo smaccata “Italo Disco”, con cui hanno spopolato l’estate scorsa. Anche se non dovesse portare a casa la vittoria al Festival, la canzone durerà. Ma a far ballare sul palco dell’Ariston saranno in tanti, forse in troppi. Il rischio infatti, con sonorità non troppo dissimili da un brano all’altro, è che nelle seratemaratona che si prospettano (la chiusura è attesa intorno alle 2 di notte), le differenze finiscano per annullarsi. E così Fred De Palma con “Il cielo non ci vuole”, Big Mama con la sua “La rabbia non ti basta” e Rose Villain con “Click Boom” rischiano davvero di lasciare poco il segno. Ma per loro la partita vera si giocherà poi nei servizi streaming. Chi, possiamo scommetterci, non passerà inosservato è Geolier. Il nuovo profeta del rap napoletano ha fatto sua la lezione di Lazza e di “Cenere” (arrivata seconda l’anno scorso) e così in “I p’me tu p’te” si lancia in un assalto sonoro e melodico che ricorda quella hit da vicino. Nel gruppo di artisti con brani ballabili si inserisce anche Clara, entrata nei 30 come vincitrice di Sanremo Giovani. La sua è una canzone che parla di anime in divenire: “Diamanti grezzi” che devono trovare la loro forma definitiva, e un inizio soft lascia il posto a un ritornello di forte impatto. Il vento dance ha gonfiato anche le vele dei Ricchi e Poveri. Lo storico gruppo, ormai un duo formato da Angelo Sotgiu e Angela Brambati, con “Ma non tutta la vita” ha puntato su una canzone dai suoni contemporanei. Come verrà accolta dal pubblico?

Tra oriente e occidente

Diversi artisti in gara hanno puntato sul ritmo. Come Angelina Mango. Figlia d’arte (suo padre Mango, la madre Laura Valente, ex cantante dei Matia Bazar), dopo l’esperienza di “Amici” e un’estate di successi con “Ci pensiamo domani” e “Che t’o dico a fa”, porta “La noia”, un brano che vede le firme di Madame e Dardust, due tra gli autori più interessanti degli ultimi anni. Ne esce una cumbia, cioè una danza colombiana, scatenata e dai tratti originali, a confermare il talento della giovane cantautrice. Anche Fiorella Mannoia sceglie sonorità sudamericane per raccontare la sua sfaccettata e complessa figura di donna in “Mariposa”. C’è grinta e leggerezza in “Apnea” di Emma: è la conferma di un’artista che nell’ultimo anno ha cambiato pelle e che vuole mostrarlo anche sul palco che l’ha vista vincere nel 2012. Alfa porta a Sanremo la sua sensibilità di cantautore e un’evidente passione per Ed Sheeran. “Vai!” si appoggia su una chitarra acustica portante e un fischio che dà colore, e porta un soffio di freschezza, mentre Mahmood, che in “Tuta Gold” racconta di uno spacciatore, ripropone la formula che tanto gli ha portato fortuna, mescolando beat urban e melodie arabeggianti.

Uno sguardo al sociale

Un ritmo danzereccio e melodie allegre non sono per forza di cose sinonimo di disimpegno. Ne sanno qualcosa Ghali e Dargen D’Amico, che portano in questo Festival due brani che affrontano temi sociali. Anzi: “il” tema sociale. Perché entrambe le canzoni parlano di migranti alla ricerca di una vita migliore. Lo fa più esplicitamente Ghali, in “Casa mia”, che tra autotune e ritmi sostenuti torna così su un tema da sempre al centro della sua poetica, mentre è più allegorico e sottile il modo in cui affronta la cosa Dargen D’Amico nella sua “Onda alta”, una canzone che si inserisce nello stesso solco di “Dove si balla”, con cui ha stupito (e fatto ballare) tutti nel 2022. Entrambi spopoleranno in radio.

Viva la melodia

I tempi sono cambiati, è evidente, ma non sarebbe un Festival di Sanremo se non ci fosse una buona dose di canzoni che mettono al centro la melodia più tradizionale. A partire da Il Volo. Il trio di tenori con “Capolavoro” limita al minimo sindacale le parti con la voce con impostazione lirica, ma nella loro canzone trionfa comunque la tradizione, la stessa che ha permesso loro di ottenere nelle due partecipazioni precedenti una vittoria (con “Grande amore” nel 2015) e un terzo posto. Chi scommette sul potere di una ballad intensa è Alessandra Amoroso: spalleggiata dal duo di producer di successo Takagi & Ketra, presenta “Fino a qui” che, tra inizio soffuso e ritornello a voce spiegata, si candida a essere una delle favorite. Amante della melodia elegante e raffinata è sicuramente Diodato. Torna al Festival dopo la vittoria del 2020 con “Fai rumore”. Il cantautore tarantino presenta “Ti muovi”: i suoi punti di forza sono un arrangiamento ricco e un ritornello aperto che fa presa subito. In cerca di identità è invece Sangiovanni: reduce da periodo difficile, in “Finiscimi” canta della fine dell’amore con Giulia Stabile (ballerina vincitrice di “Amici” nel 2021) ma la melodia a cui si affida appare fin troppo classica per uno che si è rivelato con “Lady” e “Farfalle”. Un altro ritorno importante di quest’anno è quello dei Negramaro, dopo la prima esperienza del 2005, quando furono eliminati alla prima serata. Giuliano Sangiorgi e compagni portano “Ricominciamo da tutto”: le chitarre profumano di U2 e il finale in crescendo è affascinante, ma il brano sembra mancare del colpo da ko. A Irama va la palma della canzone dall’arrangiamento più originale: “Tu no” è praticamente priva di sezione ritmica ma l’intensità è tale che quasi non ce ne si accorge. Può andare lontano.

Così come i Santi Francesi, vincitori l’anno scorso di X Factor: “L’amore in bocca” è una canzone stratificata, complessa e con un testo ricco di allegorie sull’amore. Francesco Renga e Nek vanno sul sicuro, persino troppo, con “Pazzo di te”, un brano ben costruito sulle due voci ma che non riesce a emergere nel gruppo dei trenta. Mr. Rain con “Due altalene” si abbandona alla dolcezza mentre Il Tre con “Fragili” punta a sorprendere e potrebbe anche riuscirci. L’ultimo tocco romantico tocca a Gazzelle e alla sua “Tutto qui”: un brano perfetto da cantare in concerto con la luce del cellulare acceso, ma all’apparenza meno efficace nel contesto sanremese.

Il rock non è morto

Il rock a Sanremo non è morto ma nemmeno si sente molto bene. Se l’exploit dei Maneskin nel 2021 poteva far pensare a un effetto traino, con il risorgere di gruppi e artisti devoti della chitarra, basso e batteria, ascoltando i brani in gara al Festival ci si rende conto di come le cose siano andate diversamente. Per trovare una canzone propriamente rock bisogna affidarsi a “Pazza” di Loredana Bertè, classe 1950. Se sul palco dell’Ariston unirà alla fattura del brano una buona tenuta vocale, potrà dire la sua. Ci sono poi le nuove leve, i Bknr44, che arrivano da Sanremo Giovani e presentano “Governo Punk” e i La Sad con “Autodistruttivo”. I primi sono punk più a parole che nei fatti, i secondi il rock lo vivono soprattutto nello spirito meno nei suoni, visto che le chitarre recitano il ruolo da comprimario più che da protagonista. Entrambe le canzoni però hanno una bella carica di energia e positività, e in questo contesto non è poco.

Massimo Longoni

I TRENTA CANTANTI IN GARA

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