Emergenza anziani fragili tra costi alti e tempi: a Piacenza 459 giorni di attesa per Cra

27 Marzo 2024 05:11

Quasi raddoppiati i tempi di ingresso nelle case residenziali per anziani con posti accreditati dal Comune di Piacenza, in cui una parte della retta mensile è sostenuta dal Fondo regionale per la non autosufficienza: da un’attesa media di 273 giorni con 589 domande nel 2019 a 466 giorni con 441 nuove richieste nel 2022, fino ai 459 giorni nel 2023. Nella nostra città, come a livello nazionale, la popolazione invecchia e l’intervento del welfare pubblico rischia di rallentare.

La fotografia è allarmante: a Piacenza gli anziani in lista d’attesa per le Cra convenzionate sono 246 (175 donne e 71 uomini). Il dato emerge da un report redatto dal Comune. E oggi per entrare in Cra si aspetta oltre un anno, 15 mesi per la precisione. I posti accreditati in città sono 383 (Vittorio Emanuele, San Camillo, San Giuseppe e Madonna della Bomba). “Il tasso di occupazione dei posti accreditati nelle Cra – spiega il Comune di Piacenza – è molto alto, quasi vicino al 100 per cento”. Il costo per ogni posto in Cra, sostenuto totalmente o parzialmente con risorse pubbliche, varia tra 95 e 105 euro al giorno. “Nel 2023 – spiega l’assessora al welfare Nicoletta Corvi – il bilancio comunale ha contribuito a integrare le rette per i residenti in città per un totale di un milione e 20mila euro. Al momento la disponibilità permette posti complessivi in accreditamento pari a 383″. Non ci sono ampliamenti all’orizzonte, dunque.

MANCANO INFERMIERI – “Prima gli infermieri messi a disposizione dall’Ausl erano quattro, oggi ne resta solo uno. La carenza di personale si fa sentire” osserva poi l’assessora Corvi. Il numero degli infermieri tocca direttamente un passaggio importante che riguarda l’accesso alle strutture accreditate. L’inserimento nelle Cra, infatti, è una delle attività in capo all’ufficio distrettuale integrato tra il Comune e l’Ausl. Fino al luglio 2023, la famiglia poteva richiedere direttamente l’iscrizione in graduatoria, dopodiché però i controlli dell’unità di valutazione multidimensionale geriatrica (la cosiddetta Ugv, composta dall’assistente sociale, il geriatra e l’infermiere) potevano dare un riscontro diverso sui bisogni effettivi. Da alcuni mesi, invece, l’approccio è stato rovesciato: la valutazione congiunta indica i servizi per i quali si può procedere all’inserimento in graduatoria e quindi all’attivazione, in base a criteri di particolare gravità e urgenza. Con pochi infermieri, l’Ugv è limitata.

Fondamentale, dunque, è l’analisi del tempo che intercorre tra la data di richiesta della famiglia e l’esecuzione della visita dell’unità geriatrica, ovvero la capacità di risposta delle istituzioni agli “sos” della cittadinanza per le fragilità sempre più diffuse nella terza età: “È previsto di norma in 45 giorni lavorativi” sottolinea il Comune. Ma non sempre è così. Anzi. Nel 2019, anno pre-Covid, le domande di inserimento in Cra erano state 589, di cui 76 visite dell’Ugv eseguite oltre i 45 giorni (dunque un tasso di rispetto dell’87,10 per cento). Nel 2022 le richieste sono state 441 e il tasso di rispetto dei controlli sociosanitari è sceso al 50,34 per cento (tempo medio di 75 giorni lavorativi). E nel primo semestre del 2023 (fino al 30 giugno) le istanze di accesso in case di riposo accreditate sono state 230, con un tasso di rispetto delle visite geriatriche pari al 62,61 per cento. “Nel secondo semestre del 2023 – puntualizza il Comune – la tendenza è pari a circa il 79 per cento del rispetto dei 45 giorni previsti”.

L’INTERVENTO DI SORESI – “Perché nel 2022 e 2023 i tempi di attesa per l’inserimento nelle Cra accreditate di Piacenza si sono allungati nonostante le richieste addirittura diminuite?”. Lo chiede Sara Soresi, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale, attraverso un’interrogazione urgente rivolta alla giunta Tarasconi in merito all’emergenza-anziani nelle case di riposo in città. “Occorre stanziare idonee risorse per erogare contributi economici a favore delle famiglie in difficoltà” dice Soresi, la quale rimarca che “la gestione dei soggetti non autosufficienti, o in presenza di patologie croniche invalidanti, rappresenta un grande problema che tocca, purtroppo, parecchie famiglie”.

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