La bandiera dell’Ucraina sul municipio di Piacenza. “Difendere la democrazia”

28 Febbraio 2022 16:21

Durante il consiglio comunale di oggi, la bandiera dell’Ucraina è stata affissa sulla facciata di palazzo Mercanti. Accanto al simbolo europeo, italiano e cittadino, dunque, ecco i colori gialli e blu esposti sulla sede del municipio di Piacenza, in segno di solidarietà con il Paese di Zelensky assediato dalle truppe russe.

L’assemblea si è aperta con diversi interventi sulla guerra in atto nel cuore del nostro continente. “Ciò che più colpisce è l’immagine dei cittadini ucraini che si riparano nella metropolitana per fuggire alle esplosioni”, prende la parola Christian Fiazza, capogruppo del Pd, con la bandiera gialla e blu sul banco. “A Piacenza ci sono molte donne ucraine che assistono gli anziani – aggiunge Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) – la loro richiesta di aiuto, oggi, tocca il cuore in modo profondo. La pace deve vincere”.

“Dobbiamo dare la possibilità alle nuove generazioni di costruire il futuro – dice Stefano Cugini (gruppo misto) – bisogna imparare a riflettere sulla quotidianità dei teatri di guerra nel mondo”. Da Michele Giardino (gruppo misto) il “benvenuto” ai primi quaranta profughi ucraini arrivati nel nostro territorio. “La potenza di Putin – incalza Massimo Trespidi (Liberi) – è anche responsabilità dell’Europa. Il popolo ucraino sta difendendo la propria democrazia dall’attacco di un guerrafondaio”.

“Onore e rispetto agli ucraini – rimarca Filippo Bertolini (Fratelli d’Italia) – che stanno difendendo la loro identità. Putin è un criminale”. Nel suo intervento, Antonio Levoni (Liberali) ha utilizzato il tempo a disposizione per osservare un minuto di silenzio. Da parte di Andrea Pugni (Forza Italia) una riflessione anche sul popolo russo, “una comunità sconvolta dalle azioni di Putin, un dittatore”.

La risoluzione urgente, che ha aperto il dibattito sull’Ucraina, è stata portata in aula in maniera trasversale, a firma dei consiglieri Christian Fiazza, Carlo Segalini, Mauro Saccardi, Francesco Rabboni, Gian Carlo Migli, Sergio Dagnino e Luigi Rabuffi.

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