“Fatturato ed export continuano a salire, manca personale per le aziende”

01 Marzo 2024 15:05

“L’industria piacentina ha chiuso il 2023 con dati positivi. Nel secondo semestre fatturato e occupazione confermano le variazioni positive registrate nel primo semestre e anche gli investimenti hanno fatto registrare un incremento come nell’anno precedente. Anche le previsioni dichiarate dagli imprenditori per il primo semestre 2024 sono positive, più ottimistiche rispetto a quelle registrate nella rilevazione semestrale precedente”.

Le parole del presidente di Confindustria Piacenza, Francesco Rolleri, tratteggiano lo stato di salute dell’economia piacentina, sulla base dei numeri emersi dalla consueta indagine congiunturale che rileva (presso le aziende manifatturiere associate a Confindustria Piacenza) la variazione tendenziale dei principali indicatori nel secondo semestre 2023 e le previsioni congiunturali del primo semestre 2024, fotografando anche l’andamento annuale degli investimenti.

In particolare, il fatturato per l’intero comparto manifatturiero è cresciuto del +5,96%, trainato dalle vendite all’estero (+11,90%), che registra numeri nettamente migliori rispetto a quelli relativi al fatturato interno (+3,23%).

L’occupazione conferma il trend degli ultimi due anni registrando un ulteriore incremento del +2,83%, con un dato particolarmente positivo nell’alimentare (+5,35%), il settore che ha fatto registrare gli incrementi maggiori anche in riferimento al fatturato.

Si conferma positivo anche l’andamento degli investimenti effettuati nel 2023, cresciuti del 5,22% rispetto al 2022. Le previsioni formulate dagli imprenditori sull’andamento del primo semestre 2024 sono mediamente in linea con quelle di sei mesi prima e per alcuni indicatori sono migliorate.

Cosa non va – Analizzando i fattori di criticità e ostacolo alla realizzazione degli investimenti, tra gli elementi più impattanti si conferma la difficoltà di reperimento di risorse umane. Più della metà degli imprenditori (53%) conferma la presenza di criticità nel reperimento di personale, già evidenziata nell’ultimo anno da diverse fonti.

Gli altri due fattori di criticità denunciati da circa un terzo degli imprenditori sono i costi delle materie prime ed energia e i tassi di interesse elevati. Questi tre fattori sono al momento strutturali e caratterizzano il contesto in cui le nostre imprese si trovano ad operare. Sembra invece preoccupare meno la congiuntura economica: meno di un i prenditore su cinque dichiara che il livello insufficiente della domanda attesa rappresenti un fattore di criticità ed ostacolo alla pianificazione e realizzazione dei propri investimenti.

 

Fatturato – Il fatturato nel secondo semestre 2023 ha registrato variazioni nella maggior parte dei casi ancora positive. La variazione per l’intero comparto manifatturiero è risultata del +5,96% rispetto all’analogo semestre dell’anno precedente. Il dato non è influenzato come invece fu per l’indagine precedente dall’andamento dei prezzi che sono rimasti – tolte alcune eccezioni – sostanzialmente invariati.

Fatturato estero – Il fatturato estero, in analogia a quanto accaduto nelle ultime indagini, ha contribuito a questa crescita in misura nettamente maggiore (+11,90%) rispetto al fatturato interno (+3,23%).

Imprese alimentari – Il settore che conferma le prestazioni migliori è quello delle imprese alimentari (+15,26%) con dati particolarmente positivi sia per il fatturato estero (+17,60%) che per quello interno (+13,56%).

Materiali edili – Secondo settore per prestazioni si conferma, come nella scorsa indagine, quello dei materiali edili (+4,21%), in questo caso è da segnalare come l’incremento sia fortemente influenzato dall’aumento dei prezzi dei prodotti, che per questo settore rimane ancora sostenuto (vicino al 5%).

Settore meccanico – Il settore meccanico, quello più rappresentativo dell’economia provinciale, presenta dati in linea con quanto registrato nel primo semestre 2023: ha registrato un aumento complessivo del fatturato del +1,72%, trainato dalle vendite estere (+10,28%) che compensano il calo di quelle realizzate sul mercato domestico (-4,85%).

Industria – Le industrie varie, che raggruppano le imprese dei settori tessile, arredamento, legno, chimica/plastica ed altri, registrano il dato più negativo registrando un calo del fatturato totale pari al -6,63%. Il settore presenta un segno negativo sia sul mercato estero (-7,76%) che su quello domestico (-0,03%).

Occupazione – Si conferma molto positivo il dato dell’occupazione, che cresce complessivamente del +2,83%. Tutti i comparti registrano variazioni positive. Il dato migliore si rileva nel settore alimentare nel quale i livelli occupazionali nello scorso semestre sono aumentati del 5,35%. Molto positivo anche il dato del settore meccanico (+3,04%) e quello delle industrie varie (+2,67%).

Come di consueto, il dato descrive solo la variazione dei dipendenti in forza alle aziende del campione, e non considera la diminuzione del numero di dipendenti in cassa integrazione e l’aumento dei lavoratori somministrati operanti nelle aziende. Inoltre, come ricordato in premessa, si ricorda che il settore delle costruzioni non è oggetto di rilevazione in questa indagine.

 

Investimenti – Il dato degli investimenti riflette lo stesso trend del fatturato, in scia rispetto all’andamento positivo registrato un anno fa. La crescita per l’intero comparto manifatturiero nel 2023 è stata del +5,22%. Tranne il settore dei materiali edili (-3,96%) tutti gli altri settori hanno registrato una variazione positiva degli investimenti: meccanica (+11,11%), industrie varie (+4,44%) e alimentare (+3,38%).

Formazione – La formazione risulta, ancora una volta, al primo posto tra le scelte degli imprenditori: oltre la metà, il 58%, ha infatti scelto di destinare risorse in questo tipo di investimenti. Al secondo posto si conferma l’Ict (per il 54% delle imprese), al terzo posto gli investimenti in linee di produzione, scelti da quasi la metà delle aziende (47%). Queste aree continuano ad essere strategiche per mantenere la competitività aziendale. Il 15% delle aziende ha dichiarato di non aver effettuato investimenti.

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