“Valorizziamo la bilancia pubblica di piazza Cavalli, un reperto di storia locale”

27 Febbraio 2020 14:00

Da oltre mezzo secolo è una parte integrante del panorama del salotto cittadino. Fra gli anni Cinquanta e Sessanta, la bilancia pubblica di piazza Cavalli venne installata sotto ai portici di Palazzo Inps dalla ditta genovese Grasso. Proprio in quel periodo, infatti, l’azienda – fondata nel 1854 – aveva deciso di investire sulla distribuzione di pesapersone al servizio di tutti nelle principali città d’Italia. Tra cui per l’appunto Piacenza, dove il simbolico marchingegno è rimasto fino ai giorni nostri. Ma oltre a non risultare più funzionante, adesso versa davvero in una pessima situazione: scarabocchi, graffi, colla di adesivi e sporcizia circondano quello che, in fin dei conti, può ritenersi un reperto di storia locale. Non è un caso, quindi, se diversi cittadini chiedono di “riqualificare la bilancia”. E’ l’esempio di Bruno Rossi dell’omonima calzoleria situata per quasi cinquant’anni in piazza Cavalli, fino al trasloco in galleria San Francesco avvenuto nel 2012: “Per noi bambini – ricorda il negoziante – la pesapersone pubblica rappresentava un intrattenimento. Sarebbe bello poterla vedere di nuovo in uno stato di decoro e valorizzazione. Camminando sotto ai portici, infatti, spesso ci si dimentica perfino della sua esistenza. E’ un peccato”. Qualcuno ipotizza di riattivarla, oppure di ripulirla e abbellirla con una targhetta di riconoscimento e alcune fotografie d’epoca affisse ai lati.

“Ai tempi – racconta la cittadina Fauzia Zilli Riboni – era particolare perché non tutti avevano una bilancia tra le mura domestiche. Si andava in farmacia o su quella in piazza Cavalli. Su quest’ultima, personalmente, mi piaceva giocare alla sorte: collezionavo i tagliandi emessi dal marchingegno con il peso e i disegni”. Inserendo una moneta nella bilancia sotto ai portici di Palazzo Inps, si poteva ottenere un bigliettino con le cifre del lotto e la schedina del totocalcio (e ovviamente i chili di troppo): “E’ stata una tappa che ha accompagnato la mia crescita – dice Rita Coralba Marcotti  -. Negli anni Sessanta, la usavo per pesarmi e scoprire i numeri della fortuna. Conservavo i cedolini nel portafoglio. E dopo, quando divenni mamma nel 1982, questo rito si ripeteva con mio figlio. Che nostalgia!”.

 

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