Anoressia e bulimia, impennata di casi: 15 in un mese. “Effetto lockdown”

03 Febbraio 2021 00:15

Diete fai da te e impegnative sessioni di ginnastica in casa: per decine di persone nel Piacentino i disturbi del comportamento alimentare sono iniziati così nel periodo del lockdown dovuto alla pandemia da Coronavirus. Una condizione di restrizioni che, oltre ad aver favorito nuovi casi, ha acuito quelli cronici. Il timore degli esperti è che nel 2021 esplodano le problematiche rimaste sottotraccia lo scorso anno.

I DATI – I primi effetti si sono già notati a gennaio con 15 nuove richieste di aiuto arrivate all’ospedale di Piacenza, mentre negli anni scorsi a fine febbraio, si contavano in media quattro nuovi casi. Complessivamente il “Percorso diagnostico terapeutico assistenziale dei disturbi comportamento alimentare” dell’Ausl sta seguendo 180 persone tra minori e adulti (il 35% sono minori). Il 72% dei casi tra i minori riguarda l’anoressia nervosa (62% tra gli adulti), il 20% la bulimia nervosa, la restante percentuale include altri disturbi tra i quali l’alimentazione incontrollata. Nel corso degli ultimi anni si è assistito alla riduzione dell’età di esordio dei problemi che nel giro di breve tempo è scesa da 14 a 10 anni e all’innalzamento per l’età adulta, negli ultimi anni si registrano casi anche a partire dai 40 anni. Il percorso terapeutico ha una durata dai tre ai cinque anni. Tre pazienti su quattro arrivano alla remissione completa dei sintomi.

LE CAUSE E I CAMPANELLI DI ALLARME – Gli esperti spiegano che i disturbi del comportamento alimentare hanno fattori predisponenti come la scarsa autostima e il perfezionismo. Per i minori c’è anche la mancata accettazione del proprio corpo e la paura della maturità. Poi ci sono cause scatenanti all’interno della famiglia o difficoltà delle relazioni sociali con i coetanei per i minori. I campanelli d’allarme sono: variazioni dell’umore, aumento dell’ansia, isolamento sociale, iperattività motoria, oltre ovviamente a restrizione selettiva dell’alimentazione, prolungamento dei tempi del pasto, spezzettamento del cibo, andare in bagno frequentemente.

“L’abbassamento dell’età di esordio dei sintomi è legato anche a un discorso culturale assistiamo a un’adultizzazione dei bambini molto precoce senza averne le competenze di maturità – spiega il dottor Massimo Rossetti, direttore Uonpia (Unità operativa neuropsiochiotra e psicologia infanzia e adolescenza) e responsabile Percorso diagnostico terapeutico assistenziale disturbi del comportamento alimentare -. I social non sono la causa del disturbo ma possono diventare fattori scatenanti. Inoltre ci sono anche molte applicazioni che contano le calorie e vengono scaricate dalle persone che si danno degli obiettivi senza avere le competenze”.
Anche gli uomini soffrono di questi disturbi ma il rapporto donne uomini resta 10 a 1. I livelli di deperimento maschile non risultano così evidenti ma la gravità è uguale a quella femminile..

NEL 2020 ATTIVITA’ CONDIZIONATA DALLA PANDEMIA – “Nel 2020 l’attività è stata fortemente condizionata dalle restrizioni – spiega la dottoressa Jessica Rolla, responsabile dell’ambulatorio per i Disturbi del comportamento alimentare -. Ogni anno in media vengono forniti 1.350 pasti assistiti per una decina di ragazze, lo scorso anno sono calati a 450 e gli operatori nel momento del pasto si collegavano online. Anche molti incontri si sono svolti in remoto fino al ritorno in ambulatorio ma con accessi limitati e scaglionati”. Le restrizioni pandemiche hanno fermato anche gli incontri con i familiari dei pazienti, momenti preziosi d confronto e formazione sul modello Moudsley che non si adatta alla modalità a distanza. L’auspicio degli operatori è quello di poter riprendere al più presto in presenza.

“La grossa sfida – conclude il dottor Massimo Rossetti – è quella di riuscire a continuare a trattare e a curare. Si tratta di due dimensioni della nostra professione inscindibili e riguardano la competenza tecnica (nei campi psiconutrizionale, psichiatrico e psicoterapeutico) e la cura, ovvero il prendersi cura di tutti gli aspetti della persona perché la tecnica non basta. La nostra possibilità di accoglienza coinvolge molti punti della rete aziendale come il reparto di Pediatria, la residenza per disturbi comportamento, il trattamento in day hospital, il centro salute mentale”.

Il team comprende anche il biologo nutrizionista Alessandro Torra Rampulla, la psicologa Monica Premoli e la diestista Antonia Pazzoni.

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