Vicenda idrossiclorochina, Pagani: “Ricorso al Tar sconfitta per la scienza”

10 Marzo 2021 00:04

“È sempre una sconfitta per la scienza quando ci si rivolge a un giudice per stabilire se una cura o un farmaco sono giusti, congrui, adatti. Ma in questo caso, poco cambia. La raccomandazione dell’Aifa sospesa dalla sentenza del Tar infatti non vietava di trattare i pazienti Covid con l’idrossiclorochina, ma
ne poneva la prescrizione nell’ambito “off label”, cioè al di fuori delle patologie per le quali il farmaco è approvato”.

Il dottor Augusto Pagani, presidente dell’Ordine dei medici piacentini, non nasconde una certa amarezza per la vicenda dell’idrossiclorochina portata davanti al Tar del Lazio. I giudici amministrativi hanno sospeso fino al 20 luglio l’efficacia della prescrizione della nota dell’Aifa (l’Agenzia del farmaco, l’ente governativo che sovrintende alla che garantisce la qualità e sicurezza dei farmaci), nella quale si normava la gestione a domicilio dei casi lievi di Covid, cioè quelli con febbre, cefalea, sintomi da raffreddamento ma nessun segno di dispnea, di fatica a respirare.

A impugnare la nota Aifa – che consigliava una “vigile attesa” e il paracetamolo (cioè farmaci come la Tachipirina) – erano stati quattro medici che hanno ritenuto che così si pregiudicasse la possibilità di cura. A favore del ricorso – oltre all’ex primario di cardiologia a Piacenza, Alessandro Capucci – c’era anche Luigi Cavanna, oncologo e “padre” del metodo Usca, con cure domiciliari spesso basate proprio sulla somministrazione dell’idrossiclorochina per bloccare nelle prime fasi le complicanze polmonari.

“Come dicevo, cambia poco. L’Aifa infatti non aveva proibito l’utilizzo del farmaco: lo sconsigliava” continua Pagani.

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