Il piacentino Andrea Bianchi riscopre una specie vegetale che si pensava estinta

11 Gennaio 2024 06:00

Quando si pensa alle specie a rischio di estinzione, o magari già estinte, la mente corre subito agli animali. Non bisogna però dimenticare che la salvaguardia della biodiversità e il benessere degli ecosistemi dipendono sempre anche dalla parte vegetale. Lo sa bene Andrea Bianchi, il botanico giramondo (ma con solide radici bobbiesi) che ormai da anni – vivendo e lavorando tra la savana e le foreste nel nord della Tanzania – si occupa di importanti progetti di riforestazione. Proprio in questo senso si inserisce l’ennesimo sensazionale ritrovamento che il ventinovenne ricercatore piacentino ha compiuto in uno dei suoi viaggi.

“La Tanzania – spiega Bianchi – ospita un incredibile biodiversità animale e vegetale. Non sorprende, quindi, che alcune specie vegetali meno conosciute e studiate rispetto alla controparte animale possano passare inosservate anche per decine di anni. È il caso di “Millettia sacleuxii”, una pianta leguminosa appartenente alla famiglia delle Fabaceae scoperta nell’Ottocento e avvistata solamente sette volte nel corso della storia. Pensate che dal 1955 ad oggi è stata osservata solo due volte, nel 1987 e nel 2004. Circa un anno fa mi sono imbattuto in una strana pianta, scambiandola inizialmente per un grosso albero endemico della Tanzania che spesso utilizziamo nei nostri progetti di riforestazione. Ma una volta osservata da vicino, mi sono subito reso conto che si trattava di tutt’altra specie”.

Incuriosito e affascinato, Bianchi (dopo aver geolocalizzato il punto esatto) si è recato più volte sul posto per osservarne foglie, fiori e frutti. Ma se in Italia sono presenti meno di cento specie di alberi, rendendo l’identificazione piuttosto semplice, solo nelle foreste della Tanzania sono presenti oltre 700 specie: quindi, l’identificazione di una specie a queste latitudini è un’operazione estremamente complessa.

“Dopo un anno di fotografie e catalogazioni varie – prosegue Bianchi – io e i miei colleghi siamo finalmente arrivati a identificare la pianta. Fortunatamente siamo riusciti a raccogliere circa settemila semi di questa specie, che sono poi germinati nel nostro vivaio presso la Pams Foundation, una organizzazione no-profit tanzaniana convinta che le comunità locali siano nelle posizioni migliori per poter conservare luoghi e animali selvaggi. E proprio nel nostro vivaio le piante stanno crescendo con vigore: a marzo, nella stagione delle grandi piogge, le piantumeremo su terreni autoctoni per restituire alla Tanzania quest’albero così raro”.

Riforestazione è la parola chiave, ed è proprio Bianchi a sottolinearne l’importanza.

“Si tratta di una soluzione basata sulla natura che ci permetterà di mitigare gli affetti avversi del cambiamento climatico. Un recente studio del Financial Times dimostra che, nei prossimi trent’anni, dovremo investire almeno 3.400 miliardi di dollari sulla riforestazione per mantenere il riscaldamento climatico sotto la soglia del grado e mezzo. Riforestare significa anche cambiare drasticamente le sorti di decine di migliaia di individui delle comunità locali. Attraverso i progetti di riforestazione che stiamo portando avanti riusciamo a veicolare milioni di dollari dal primo al terzo mondo, versandoli direttamente nelle tasche delle comunità locali. Questo ci consente di toccare con mano grandi cambiamenti: penso a bambini e ragazzi che finalmente riescono ad andare a scuola, oppure ai contadini che possono permettersi di compare una moto per portare il loro raccolto direttamente nelle città. Questi sono solo cambiamenti su scala ridotta, mentre a livello globale i mutamenti più significativi li vedremo tra qualche anno, quando gli alberi torneranno a popolare certe aree del pianeta”.

IL SERVIZIO DI MARCELLO TASSI 

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