Dipendenze, 1.700 pazienti a Piacenza: “Eroina e cocaina sono le sostanze più assunte”

08 Marzo 2024 22:15

La storia di Pino Bozza, ristoratore napoletano caduto nella dipendenza da cocaina, che poi ha saputo riscattarsi e rialzarsi, è stata il filo conduttore di “Nel mirino”, la trasmissione di Telelibertà condotta da Nicoletta Bracchi e dal giornalista Thomas Trenchi, dove si è parlato appunto di dipendenze. L’occasione è stata data dalla presenza in studio di Gabriella Simoni, giornalista Mediaset, inviata di guerra e autrice del podcast “Cocaina e babà”, che racconta la vicenda di Bozza, di quella “sensazione di invincibilità” che gli dava la cocaina, ma anche della sofferenza che ne è seguita e di come è riuscito, con difficoltà, a venirne fuori.

Il “drago” della dipendenza – Simoni, raccontando il suo addentrarsi nella vita di Bozza e della caduta di quest’ultimo nella droga, dice che “quando il drago si sveglia non puoi fare nulla, puoi solo cercare di combatterlo e riconoscerlo”. Ma prima c’è il racconto di come Bozza, nato povero, cade nella cocaina. “A un certo punto comincia ad avere in mano dei soldi – dice la giornalista – ma anche ad assumere cocaina, che gli dà la sensazione di essere più forte, invincibile. La cosa che frega più di qualsiasi altra è che si crede di poterla gestire questa dipendenza, ma non succede. Non la si gestisce”.

L’assistenza nel Piacentino – Una storia, quella di Bozza, servita per fornire uno spaccato della realtà piacentina, dove lo scorso anno sono state 1.700 le persone che a causa di dipendenze si sono rivolte all’Ausl. Lo afferma Elena Uber, direttrice del servizio sanitario dipendenze patologiche, che spiega come “il meccanismo della dipendenza abbia una base neurologica”.

“All’inizio – dice – la cocaina permette il rilascio di quantità di dopamina, neurotrasmettitore prestazionale prodotto quando siamo attivi, ma in conseguenza del rilascio continuo a un certo punto le nostre scorte naturali non si riproducono più, pertanto terminano tutti gli effetti positivi sperimentati inizialmente”.

“La gran parte delle persone che si rivolgono ai Sert – dice – sono donne e uomini che hanno una dipendenza da eroina, perché quando è assunta regolarmente ha come conseguenza dei problemi sul piano fisico che altre sostanze non danno. La seconda sostanza più assunta, fra coloro che si rivolgono a noi, è però diventata la cocaina”.

“Più del 50% di coloro che arrivano con problemi di eroina – continua – hanno cominciato con la cocaina. Come importanza ci sono poi le dipendenze comportamentali, ad esempio la ludopatia, ormai diventata una piaga sociale. Molte sostanze sono inoltre assunte insieme all’alcol”.

Il supporto della Ricerca – Allo Spazio Rotative, dove erano presenti anche Lucia Catino, psicoterapeuta della comunità “Emmaus”, e Roberta Lala, responsabile della comunità “La Vela”, si è parlato anche di cannabis. È questa la porta d’accesso a droghe più pesanti? “Non ne sono sicura – dice Catino – si sperimentano sostanze, ma prima che la sperimentazione entri nella fase della dipendenza occorre che trascorra un certo lasso di tempo”.

“Faccio mia la frase che mi disse un ragazzo” aggiunge in merito Roberta Lala: “Chi usa eroina ha fumato canne, ma non tutti quelli che fumano canne arrivano all’eroina. A noi il compito di intercettare la fragilità di chi può arrivarci”.

Chi cade nella dipendenza può contare sulla speranza di potersi rialzare, ma deve sempre tenere alta la soglia di attenzione. “Ho avuto la fortuna di aver visto persone che sono riuscite a tornare a una vita senza dipendenza” dice infatti Catino, che però aggiunge: “Ma non se ne esce mai davvero totalmente”.

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