“Dellamorte Dellamore”, al cinema si riaprono i cancelli del cimitero vivente

L’inquietante sopralluogo di Dellamorte con le autorità al cimitero

Prima che l’estate prendesse letteralmente fuoco, in questa fresca oasi di cinema pop, “Libertà” lo aveva celebrato come l’ultimo horror italiano degno di nota. Non potevamo sapere che, qualche mese dopo, il cult movie “Dellamorte Dellamore” di Michele Soavi sarebbe tornato nelle sale più splendente che mai. Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio, ovvero dalla preziosa intervista rilasciata al nostro giornale dal regista Claudio Lattanzi, prematuramente scomparso alla fine di luglio. Presentando il suo docufilm “Il tempo del sogno, dedicato alla golden age dell’horror made in Italy, Lattanzi sostanzialmente ribadiva: «Soavi e “Dellamorte Dellamore”, con gli zombi ormai più grotteschi che paurosi, nel 1994 hanno segnato la fine di un’epoca». Con la complicità di Davide Pulici, colonna portante della rivista “Nocturno cinema”, Lattanzi elevava dunque la pellicola tratta dal romanzo di Tiziano Sclavi a ultimo magico acuto della paura tricolore. Precisando: «Ci sarebbe “Mdc – Maschera di cera” di Sergio Stivaletti, uscito nel 1997, ma credo sia stato solo un ritorno di fiamma».
Da lunedì 14 ottobre, in occasione del 30esimo anniversario, “Dellamorte Dellamore” torna in sala in versione restaurata. Segnatevi pure la data in rosso.
Il film cult con Rupert Everett e Anna Falchi sarà distribuito al cinema da CG Entertainment, in collaborazione con Cat People, grazie a R&C Produzioni. I lettori di Cinepop lo sanno bene: stiamo parlando di una pellicola che ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama del cinema di genere italiano. La sceneggiatura è di Gianni Romoli ed è tratta dall’omonimo romanzo di culto di Sclavi.

Una sequenza del capolavoro gotico di Soavi che torna al cinema

Il film ha saputo fondere sapientemente elementi horror, di commedia nera e romanticismo gotico; il contributo di Soavi è stato in questo senso cruciale nel creare un’atmosfera unica, capace di alternare momenti di tensione a situazioni surreali e grottesche.
La colonna sonora di Manuel De Sica, con le sue composizioni evocative, ha ulteriormente arricchito l’atmosfera del film, contribuendo a immergere lo spettatore nel mondo oscuro e bizzarro di Francesco Dellamorte. Gli effetti speciali di Sergio Stivaletti, maestro del make-up e degli effetti visivi, hanno giocato un ruolo fondamentale nel dare vita ai “ritornanti”, i morti viventi che popolano il cimitero di Buffalora. Le scenografie sono firmate da un altro grande maestro italiano, Antonello Geleng, che per il film ha ricevuto il David di Donatello e il premio Ciak d’oro. Tutto questo ha contribuito alla creazione di scene che sono rimaste impresse nella memoria degli spettatori.

Il manifesto del 1994

Francesco Dellamorte (Rupert Everett) lavora come custode nel cimitero di Buffalora, fiancheggiato dal fido e muto Gnaghi (François Hadji-Lazaro). Per oscure ragioni, i morti sepolti in quel luogo risorgono animati da istinti omicidi e per annientarli occorre spaccare loro la testa. Per Francesco, uccidere gli zombi è solo un atto di routine; finché un giorno, tra le lapidi, gli capita di incontrare una bellissima vedova (Anna Falchi). Sarà l’inizio di una vorticosa discesa nel dolore e nella follia, tra morti viventi e vivi morenti. Martin Scorsese lo ha definito come una delle migliori produzioni italiane dell’epoca e ancora oggi, a 30 anni dalla sua uscita, “Dellamorte Dellamore” è considerato un cult sia in Italia, sia all’estero: la miscela di generi e la regia visionaria lo rendono un’opera unica, apprezzata da appassionati e critici. Il film continua a essere oggetto di studio e di culto, dimostrando come le sue tematiche e il suo stile siano rimasti rilevanti e affascinanti nel tempo.

di Michele Borghi

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